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Cronaca di due anni di follia
Giovedì 23 dicembre 2021
A fine anno mi viene sempre voglia di fare dei bilanci di ciò che è stato e come
è stato, un'antica abitudine, forse masochistica, forse auto psico terapica.
Ma questa volta si tratta del bilancio di un biennio allucinante. Se ripenso a tutto
quanto è successo dal gennaio 2020, ancora non riesco a credere che sia tutto vero:
i sessantasei anni di esperienza che hanno preceduto quella data non mi avevano
preparato ad affrontare cose così assurde. Eppure in quel lasso di tempo che è
stata la mia vita, erano successe tantissime cose, belle e brutte, ma niente poteva
farmi pensare che fosse possibile che l'umanità potesse essere spinta nel baratro
della follia, dell'isteria collettiva. Forse soppravvalutavo i miei simili.
Quello che più mi ha stupito è stato come è iniziato. All'improvviso molta gente
ha preceduto quelle che in seguito sono state battezzate restrizioni,
attuate poi in modo coatto, ma sopratutto illegale. Mascherina, distanziamento,
canalizzazioni di file, caccia agli untori. Tutte cose che sembravano sorgere
spontaneamente nei miei simili e che mi lasciavano perplesso. Va specificato, per
spiegare la mia perplessità, che già all'inizio di questa psicosi collettiva
c'era una differenza fondamentale tra me ed i miei simili, che consiste nella
mia scelta ormai più che ventennale, oggi direi quasio trentennale, di non accendere
il televisore, non ascoltare telegiornali, ne' tantomeno informarmi dalla
carta stampata. In questa differenza va valutato il divario tra me ed i miei
simili.
Per questa cronaca degli ultimi due anni da incubo, vi vado a riportare un piccolo paragrafo
del mio ultimo noir, l'ultimo della trilogia del maresciallo Melis.
[...leggi tutto...]
Gli ultimi due anni lo avevano snervato. La pandemia. Per un attimo, un attimo solo,
aveva avuto il dubbio che fosse vera. Nel senso che ci fosse davvero un morbo
discretamente pericoloso che avrebbe potuto anche uccidere. Ma poi, fin da subito,
aveva annusato qualche cosa che non quadrava. Se esiste una pandemia mondiale grave
non occorre pubblicizzarla perché ognuno ne vedrebbe da se' gli effetti. Anzi, le
autorità tenderebbero a minimizzarla per evitare comportamenti inconsulti dettati
dal panico nella popolazione. Come egregiamente descritto dal Manzoni ne I Promessi
sposi.
Ci sarebbero i morti che cadono come pere mature sulle strade e non sarebbe necessario
fare dei tests per sapere se ce l'hai, inventando una nuova categoria di malati
immaginari di Mollier, gli «asintomatici»!
Eppure la maggior parte della gente se l'era bevuta, ingoiandola senza sentirne
il gusto, come fanno i boccaloni. Invece Fausto a cui piaceva sentire i gusti,
trovava l'esca dei media main stream assolutamente insipida e sospetta:
giornali e telegiornali politicamente schierati realtivamente all'orientamento
politico erano tutti concordi, non solo sull'esistenza della "cosa",
ma unanimi nel modo di gestirla.
Strano!
Dove era finita l'opposizione del «piove, governo ladro» degli anni sessanta?
Dei sospetti di tutte le notizie di regime?
Dai primi di marzo del 2020, le strade erano deserte. Si muovevano soltanto
coloro che avevano giustificati motivi di lavoro. Ma occorreva un valido
motivo per circolare in una Repubblica democratica dotata di una sana Costituzione?
Fausto non aveva mai smesso di muoversi, in bicicletta, come sempre, tra casa sua e
casa della mamma. Ci andava ogni giorno. Figlio unico, poteva abbandonare la mamma
novantenne
da sola fino a che questa follia collettiva, come cominciava ad inquadrarla vedendo
il comportamento dei suoi simili, fosse finita?
A Fausto che non voleva assolutamente saperne di telegiornali, le notizie della
follia arrivavano frammentarie, diveramente da chi invece i telegiornali li seguiva notte e
giorno. Tutti parlavano di DPCM, decreti regionali, provinciali, comunali.
Provvedimenti assurdi si accumulavano tutti palesemente in contrasto con la
Sacra Carta Costituzionale. Come si poteva emanare provvedimenti e con quale autorità,
se erano incostituzionali? E dove era il Garante della Costituzione, il Presidente della repubblica,
mentre accadeva questo obbrobrio giuridico? E i magistrati, la Corte Costituzionale?
Possibile che tutte le cariche istituzionali più importanti fossero "vendute
al nemico"?
Ma la cosa più inquietante era il comportamento della gente comune: nelle file chilometriche
per raggiungere l'ingresso del supermercato, qualcuno ammoniva a tenere le distanze.
In bicicletta il ventidue di marzo un autista di furgone indicò Fausto che era solo in strada
con un gesto che diceva chiaramente: «guarda questo che va in giro da solo ad
infettare il mondo», che, per Fausto che almeno un esame di biologia all'università
lo aveva superato, sembrava assurdo pensare che lì, da solo, in mezzo al nulla di
una stradina secondaria, in giorni in cui non circolava nessuno,
potesse in qualche modo fare danno biologico al pari degli untori di manzoniana
memoria.
Fu quel gesto del camionista a deciderlo all'azione. Oltre al fatto che, al paese
della mamma, avevano chiuso la pista ciclabile con nastrini da scena del crimine. La pista
ciclabile del Sangone che va da Moncalieri a Sangano. Solo delle menti malate possono
pensare di fermare i runner ed i ciclisti che soli percorrono quella lunga
ciclopista, che peraltro si snoda tra i boschi delle rive del Sangone,
come rimedio per contenere una malattia che si trasmette per via aerea!
Eppure tutto questo è stato fatto da persone che si ritengono "razionali".
Andò da sua mamma e le disse di
prepararsi che il pomeriggio sarebbe venuto a prenderla in auto per portarla a casa
a Paesana, dove, seppur confinati, potevano contare di poter stare all'aria
aperta nel cortile, che non era la tenuta di caccia reale del parco di Stupinigi, ma
pur sempre uno spazio all'aperto, con erba verde ed alberi, lontano da altre case,
ma in mezzo al paese, comodo ai negozi.
E così si fece. Fausto non era un avvocato. Non sapeva quanto legale fosse il
confinamento, ne' quanto illegale fosse la sua trasgressione a quel confinamento,
ma tutto andò per il meglio. Arrivò a casa propria a Paesana con la sua mamma
che non avendo compreso la situazione, si era portata un ben misero bagaglio.
Sulla piazza di Paesana incrociò lo sguardo del nuovo maresciallo, il quale
però, troppo lontano dalla strada non li fermò.
Del resto la caserma era in vista dalla casa di Fausto, ma non ci furono
mai contatti troppo ravvicinati.
Fausto si sentiva dalla parte del diritto per quel che aveva fatto ed era pronto a dare
battaglia: «Questa è mia mamma, ha più di novant'anni. Io sono figlio unico
e secondo voi dovrei abbandonarla a casa sua finché al signor Conte o
a chi per esso, piaccia di terminare questa presunta emergenza?»
Ma non ci fu bisogno di combattere. Per quasi un mese Fausto rimase confinato
nella sua proprietà, salvo le uscite necessarie per gli approvvigionamenti.
Tra taglio erba, orto da vangare e un poco di bricolage e articoli sul suo
sito web aveva le giornate piene e non si annoiava.
A partire dal giorno successivo al suo arrivo a Paesana, Fausto iniziò a scrivere
articoli contro la narrazione ufficiale, sviscerando a se stesso, prima che ai
suoi eventuali lettori, tutte le cose che non tornavano nel modo in cui i
media raccontavano la "pandemia". Seguirono una quindicina
di articoli fino alla liberazione estiva dal confinamento, il cui nome
ufficiale anglosassone che tutti usavano, dava l'idea di come la maggior
parte delle persone aderisse pedissequamente alla versione "ufficiale".
[ ... ]
il fatto che cambiò
totalmente la sua propria percezione dei fatti e quindi la sua consapevolezza,
non fu quello appena citato, ma la conoscenza del fatto che c'erano al mondo persone
che non "credevano" all'eliocentrismo.
Fu l'amico Sergio, contattato tramite messaggio, che proruppe alla coscienza di Fausto,
con un'affermazione che Fausto non si sarebbe mai aspettata. Non da una persona razionale
come l'amico, di professione progettista meccanico, attività che aveva svolto a suo tempo
anche Fausto e che gli aveva fatto conoscere Sergio:
«Sono ad una conferenza sulla terra piatta.»
Se la frase fosse stata detta a voce, Fausto avrebbe potuto comprendere male, ma
era lì, nero su bianco nella forma di messaggio WhatsApp, che non poteva essere
fraintesa.
«A l'è vënuit mat!»
Fu il primo pensiero, che nacque in contemporanea al dubbio, giacché una mente
aperta lavora in questo modo. Una vocina piccola, piccola nella cantina della
coscienza di Fausto sembrava metterlo in guardia:
«Guarda Fausto che Sergio potrebbe avere
ragione...»
«Non fu proprio Sergio che ti passò trent'anni fa, quel malloppo di fotocopie
degli editoriali di Cesco Ciapanna sulla rivista "fotografare"?
Non fu quello l'inizio dei tuoi dubbi sulla storia e sull'opera decisiva in essa
esercitata dalla massoneria?»
Fausto rivide il voluminoso pacco di fotocopie e fece mente locale su dove potesse essere.
A Paesana, naturalmente, in un vecchio raccoglitore. Lo avrebbe riesumato presto.
Sempre
Sergio aveva la passione new age dell'anima, uscite dal corpo, Gustavo Roll che aveva
portato Fausto a Pitigrilli, Cocaina e la nuova visione della donna.
Un caso?
Il caso non esiste!
Quindi era giocoforza dare a Sergio la possibilità di spiegare questa apparente
"follia" della terra piatta.
Ma passato il primo attimo di stupore giudicante, Fausto decise di attuare la strategia
dei veri filosofi, l'epoché dei greci, la sospensione del giudizio (o pregiudizio).
Solo in questo modo si può andare oltre...
Il messaggio «Sono ad un convegno sulla terra piatta.», che, Fasto avrebbe sfidato
chiunque lo riceva, per la prima volta, dopo una vita di "credenza", fede,
nell'eliocentrismo, fa pensare la stessa identica cosa.
Come si può dubitare di una cosa assodata da cinquecento anni e forse più, come
l'eliocentrismo, per ritornare al sistema tolemaico?
Ma essendo la curiosità e l'apertura mentale di Fausto delle priorità assolute, Fausto aprì
anche la porta che immetteva su quell'altra stanza, senza volerla chiudere affrettatamente
ed a tutti costi. Con scetticismo dapprima, con curiosità crescente poi.
La prima cosa che si incontra, se si decide con animo sereno di aprire quella porta è
il dubbio: quanto è assodato l'eliocentrismo? O, piuttosto, quanto è dimostrato?
Fausto si lasciò guidare da Sergio che fornì "link" a video di tale Tino Dinelli,
col quale Fausto avrebbe poi intrattenuto relazioni virtuali amichevoli, fino ad essere
invitato egli stesso al convegno annuale cui ebbe partecipato l'amico Sergio Stegagno.
E più si addentrava nelle tematiche trattate in quei video, più entrava nella nuova stanza,
più vedeva mobilio intrigante e, almeno emotivamente, meno dirompente di quell'altra stanza
dove Fausto aveva vissuto, come molti del resto, il più lungo periodo della sua vita,
dall'inizio dell'indottrinamento scolastico.
L'una stanza rendeva reale quell'altra, facendolo conscio delle difficoltà, che aveva
vissuto in prima persona, ad accettare cose prima impensabili, come la maggior parte
dei detrattori di Tino Dinelli.
Spesso si rimane attaccati a vecchi paradigmi per non entrare in crisi, per non soffrire.
Magari Fausto avesse potuto richiudere quella porta
[ ... ]
Ma era GIUSTO intraprendere un simile boicottaggio a disonor e discapito del VERO?
Così, insinuatosi il dubbio, Fausto cominciò a guardarsi intorno con occhi di bambino,
pur avendo ormai superato i sessanta. Serbarsi gli occhi dell'infanzia è condizione
disagevole ai più, ma per Fausto che "giocherellava" e credeva nella magia
fin dalla sua più tenera età, era soltanto un divertimento in più.
Siccome giornalmente si muoveva per la sua piccola fetta di pianura padana, per lo
più a bordo della sua fedele bicicletta il cui contachilometri aveva superato i trentamila,
cominciò a guardarsi intorno, soprattutto nelle giornate ventose che consentono allo sguardo
di spaziare lontano.
La pianura era circondata per più di centottanta gradi dalle montagne. Centrandosi sul Monviso,
dalla forma e altezza riconoscibili da lontano, notò che dove morivano le Alpi Marittime a sud,
non finivano le montagne, ma si poteva scorgere l'inizio dell'Appennino.
Dall'altro lato, l'arco alpino andava ben oltre le cime famose ed alte della Valle d'Aosta
a nord, continuando fino ad est, dove era assai difficile individuare delle cime riconoscibili
ad occhio nudo, senza l'ausilio di strumenti ottici. Tanto più con la vista ridotta di un vecchio!
Vecchio era una parola che la gente rifiutava di pronunciare, soprattutto riguardo a se stessi,
come la parola "morto", quando riferita a qualcuno di famiglia, qualcuno a cui si
tiene: si preferisce, chissà perché la parola "mancato"...e la parola anziano.
[ ... ]
Era un nuovo Fausto che interpretava le
vecchie realtà in modo diverso. Tutto grazie alla considerazione dell'idea della terra piatta.
E nei tempi che seguirono, proprio la parola "terrapiattista", sarebbe stata
usato come insulto, etichettatura riduzionistica, semplificazione di una idea che era
tutt'altro che semplice. Sarebbe stata usata dai media main stream, di regime,
per stigmatizzare coloro che la pensavano diversamente rispetto alla narrazione
"ufficiale" della psicosi pandemica o "pseudo pandemia". E la stessa parola
"terrapiattista" sarebbe stata usata anche dalle persone contrarie alla
narrazione del sistema, a significare «noi non siamo matti come i "terrapiattisti"».
Questa parola sarebbe stata affiancata da altre, nel tentativo di dare alle masse
una visione semplicistica della situazione creata ad arte dai mezzi di
comunicazione di massa: "negazionista" (coloro che negano l'emergenza),
"no vax" (coloro che non vogliono i vaccini). Ma la realtà era molto
più complessa.
Se gli uni e gli altri avessero prestato un po' più di attenzione, senza cadere nel tranello della
eccessiva semplificazione, si sarebbero accorti che i "terrapiattisti", fin da subito
avevano tutti subodorato l'inganno della pandemia mediatica, mentre quelli che si
riconoscevano nel modello eliocentrico, ossia gli indottrinati senza dubbi, se l'erano
bevuta, ingoiata e digerita senza il minimo sospetto, correndo per primi a fare
da cavie in una vaccinazione sperimentale, a giustificare il detto che «gli stolti
si precipitano laddove gli Angeli temono di appoggiare il piedino!»
Dunque chi erano gli stupidi che si voleva etichettare con una parola?
Tutto il resto lo potete trovare sul mio sito. Chi fosse interessato a leggere tutto il
noir, che non è stato scritto a scopo di lucro, come non lo è il
Manuale Pratico
del Panificatore Pasticcere, può contattarmi attraverso il form del sito perrichiederlo.
[1]
P.S. Questo articolo è dedicato a chi è convinto che sia facile,
nell'era dell'inganno globale, pensare autonomamente.
Con tanti, piccoli, continui aggiustamenti stanno cercando di allontanarci da noi
stessi, dalle nostre tradizioni, dalla cultura in cui siamo nati e vissuti.
Svegliamoci tutti insieme e creiamo il nostro nuovo mondo!
Vi abbraccio e vi voglio bene!
Claudio Giovanni
Note: [1]
Il romanzo Terzo di Melis di Giovanni Chifelio, può essere
richiesto in formato cartaceo..
Sempre allo stesso modo
possono essere richiesti i primi due noir della trilogia del maresciallo Melis.
Per il Manuale Pratico del Panificatore Pasticcere,
usare il form contatti del panificio
per richiederlo in formato cartaceo a colori,
380 pagine, al costo di 25 euro spedizione (solo in Italia) compresa.
Per le spedizioni all'estero viene applicato il costo di spedizione.
Dopo aver premuto "INVIO", verrai reindirizzato ad una pagina
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venduta a scopo commerciale ne' pubblicata.
Ricordo brevemente le regole base di qualsiasi blog: Niente insulti e volgarità (verranno cancellati commenti di questo tipo!).
Scrivere è esternare il proprio pensiero agli altri, al di là del tempo e dello spazio che ci separano.
Il pensiero non è un prodotto finito, ma un processo in divenire, sempre incompiuto e perfettibile.
Scrivere è un contributo a migliorare questo nostro Mondo.
Pensare un mondo migliore è un atto d'amore verso gli altri.
Pensare in tanti un mondo migliore è già un 50% della sua realizzazione.
Giovanni
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