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Utilizzo dei social network e altro.
Domenica 25 aprile 2021
In alto sulla testata il link al canale Youtube
Devo confessare di aver sempre provato pochissima simpatia per i social network,
anche se risulta essere affascinante la possibilità che essi ci danno di avere visibilità
ad un maggior numero di persone, sopratutto adesso che, molti credenti alla narrazione
ufficiale, se ne stanno chiusi in casa, paventando i contatti diretti con i loro simili, visto
che ci hanno fatto credere che l'altro potrebbe essere l'untore.
Ammetto che li ho un po' snobbati (i social, non i "credenti",
i quali sono anni che tento risvegliare e salvare), considerando che su di essi,
per la maggior parte gira un buon
80% di sciocchezze e futilità, mentre mi sono sempre ritenuto piuttosto serioso, un
ricercatore di verità, uno che non ha tempo da perdere con le banalità.
Ammetto anche che mi ha spaventato moltissimo la dipendenza che questi
social network danno,
nel bene e nel male, come fossero una droga: si finisce per essere sempre
lì a guardare se qualcuno ci ha messo
dei like, se qualcuno ha risposto ai nostri post, se li ha commentati, rendendo
le nostre vite totalmente succube dei dispositivi,
quando magari ci eravamo appena
liberati dalla dipendenza dalla televisione, l'arma finale di Bonvi, di cui avevo parlato in
un mio vecchio articolo del panificio tanti anni fa, facendo un parallelo con la
cosiddetta "macchina del pane", che, dicevo, «sarebbe stata l'arma finale contro i
panificatori».
In realtà, la vera arma finale contro gli alimentaristi ed il settore della
ristorazione, turistico alberghiero, è stata proprio questa farsa che ha distrutto quei
pochi lavoratori autonomi del settore, che ancora resistevano.
Ma essendo il momento attuale cruciale per la lotta tra il bene e il male, mi sono deciso
di mettere da parte le mie idiosincrasie e usare ogni mezzo possibile per la resistenza
al sistema che tenta di schiacciarci tutti. Un compromesso tra come vorrei essere e come
mi sto comportando, non per una utilità personale (non ci guadagno nulla e non vi chiedo
denaro per quello che vado facendo da anni: lo faccio per amore).
A parte il fatto che continuo a domandarmi perché io e tutti i leoni come me (uso una
espressione del mitico e simpaticissimo Andrea Colombini) ce ne siamo accorti di questa
emergenza un anno fa, ma anche da molto più tempo, mentre gli altri, e voglio usare
in senso benevolo un'altra espressione del grandissimo e colto Andrea Colombini,
i covidioti non se ne accorgono ora, dopo un anno di contraddizioni e restrizioni
dei nostri diritti e di assenza dei morti per le strade. L'emergenza a cui mi riferisco
NON È, OVVIAMENTE IL C O V I D, ma la credenza in esso, unita all'urgenza di
porvi fine, per noi, per la nostra economia, per i nostri figli e nipoti, per la
democrazia e la libertà.
Cito a memoria le parole di Andrea:
«CREDETE VERAMENTE CHE UN GIORNO O L'ALTRO VI DIRANNO: RAGAZZI È FINITA, via
le mascherine, il distanziamento, le restrizioni, tutto torna "NORMALE",
come prima...?
Davvero state aspettando che da un giorno all'altro, dopo un anno, vi diranno questo?»
È una frase con senso identico a quello che vado ripetendo a tutti quelli che
incontro, agli "#ANDRÀTUTTOBENE", agli "#SPERIAMO DIPOTERCI INCONTRARE
PRESTO", agli
#IORESTOACASA, agli #IOMIVACCINO e via dicendo:
«Loro non smetteranno mai, finché qualcuno ci crede...»
Ho avuto uno scambio di idee con alcuni "credenti", proprio su Andrea Colombini ed una
delle frasi che mi è stata detta mi ha colpito molto e mi ha anche fatto piuttosto
incazzare (posso scriver questo verbo senza apparire sprezzante?):
Andrea Colombini, come tutti gli altri innumerevoli leoni da tastiera, dicono delle cose
giustissime, insieme ad altre che condivido meno, ma quello che non condivido per niente
è il giudizio sprezzante che danno delle persone che non sono allineate al loro pensiero.
Mi piace informarmi e sentire diverse opinioni, ma sempre nel rispetto di tutti i pensieri.
Trovo poco democratico, il modo che hanno questi signori di ritenersi i depositari della
verità assoluta, che non li rende poi tanto diversi da quelli che criticano.
Io penso che la violazione della democrazia sia stata fatta dai politici e dalle pecore
covidiote che, per la loro paura, impongono comportamenti del tutto illegittimi anche
ai "leoni della tastiera" (già in questa espressione vedo invidia e disprezzo,
ma sono azioni mentali, che soltanto Dio potrà giudicare!). La democrazia non ha il diritto
di entrare nelle nostre teste a valutare i nostri atteggiamenti. Anzi, l'Articolo 21 della
nostra Costituzione ci dà il diritto inviolabile di pensarla come ci pare. O no?
Si dà il caso che queste persone sprezzanti, che si autodefiniscono leoni,
abbiano fatto ricerche ed approfondimenti, abbiano fatto una scelta
fin da subito e sono impegnati con ogni mezzo, per tentare di salvare il maggior numero
di pecore, proprio come ci ha insegnato Gesù e come hanno fatto i partigiani nel '42.
Voi piuttosto, mi sembra che temporeggiate, tenendo i piedi in due scarpe, come si dice dalle
mie parti, aspettando la fine della guerra per vedere chi vince e per poi dire, quando
il paese sarà libero: «Anche io la pensavo allo stesso modo! Non ho mai creduto
veramente che si trattasse di una pandemia»
Mi spiace aver concluso veramente con rabbia, "come sul sentiero di guerra" questo
articolo che intendeva soltanto spiegare il motivo per il quale mi servo dei
social network. Ma è proprio rabbia quella che provo quando vedo l'idiozia
manifesta, dopo un anno di violazione dei diritti dell'Uomo. Una folla di idioti che vede,
si fa per dire, un minuscolo virus, mentre non si accorge di una macroscopica dittatura.
Vivoglio bene a tutti.
Claudio Giovanni
Articolo n.156: socialnt.php Sito: chifelio Tema: 21 - La "cultura" dei social network Data: 2021-04-25
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Il pensiero non è un prodotto finito, ma un processo in divenire, sempre incompiuto e perfettibile.
Scrivere è un contributo a migliorare questo nostro Mondo.
Pensare un mondo migliore è un atto d'amore verso gli altri.
Pensare in tanti un mondo migliore è già un 50% della sua realizzazione.
Giovanni
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