Il soldato tedesco.
2009-08-15
Antonio Tomei si svegliò, come ogni giorno, molto tempo prima che sorgesse il sole. La moglie era già disotto in cucina a preparare l'impasto per le tigelle, che avrebbe portato loro per colazione, più tardi al campo.
Quel giorno avrebbe arato il campo della Lingera. Lo stesso lavoro duro ogni giorno che il signore mandava in terra. La vita era sempre stata grama per i mezzadri, ma lavorando duro, avrebbe tirato su i suoi quattordici figli, a Dio piacendo. Ma di questi tempi, con i fascisti dell'Annonaria che ti contavano i chicchi di grano, i tedeschi che sequestravano ciò che serviva loro, senza spiegazioni ne' indennizzo, restava poco, dopo aver ancora diviso col padrone. Poi, con tutte quelle bombe che gli americani e gli inglesi buttavano giù dal cielo a tonnellate, c'era da render grazie se si rimaneva vivi. Il suo vicino, il Rodelli, ci aveva lasciato le penne il giorno prima. Mentre fuggivano al rifugio improvvisato, avevano preso due strade diverse. Così va il mondo. Quando viene la tua "ora". Non era ancora l'ora sua di Antonio, che aveva preso la strada "buona". Ares Rodelli, era stato centrato in pieno da una bomba. Non avevano trovato che qualche pezzo, giusto per mettere qualcosa nella bara, che sembrasse un funerale vero.
Meglio non stare troppo a pensarci, che c'era solo da farsi sangue amaro. Prendere e andare a fare il lavoro, che nessun altro l'avrebbe fatto al posto suo.
Svegliò i due figli più grandi, che dormivano, di quella stagione, nel fienile e il più piccolo, Efrem, che dormiva nella stessa misera stanza, che occupavano al piano superiore. Sotto c'era la cucina, sala da pranzo, dove la moglie Rosa, la rezdora, e le figlie più grandi, erano tutte affaccendate nei lavori di donna. Era dura anche per loro. Sveglia presto e via andare fino a sera tarda. La miseria!
Le pance dei buoi dondolavano lente, mentre camminavano verso la giornata di lavoro al campo. Non parlavano nemmeno fra di loro, a quell'ora del mattino, quasi a voler prolungare ancora un poco, il ristoro del sonno, che pur camminando, sembrava dare loro ancora un poco di conforto, prima della lunga, faticosa giornata di lavoro che si era appena presentata.
Solo Efrem, ancora nel fiore dei suoi nove anni, sembrava entusiasta e pieno di curiosità per la giornata che stava crescendo. Erasmo, con il morso dei buoi in mano procedeva a piedi, guidando la piccola spedizione. Gli altri, tutti seduti sul bordo del carro, con le gambe a penzoloni che dondolavano ad ogni scossone, meno Marco che aveva steso un sacco di juta e stava appoggiato all'aratro, al centro del carro, contemplavano distratti il paesaggio conosciuto, ascoltando il canto allegro degli uccelli, ignari della guerra, del lavoro duro che gli uomini dovevano svolgere.
Fu Erasmo a vederlo per primo. Stava seduto su un sasso, appoggiato al fucile, con lo zaino accanto. Fermò i buoi e presero a consultarsi, sul da fare.
«Cosa facciamo?»
Dissero quasi insieme i due più grandi, mentre tutti guardavano il padre. Efrem paralizzato, in preda ad autentico terrore. Con quelli non si sa mai. Magari stavano facendo una retata di partigiani. Anche se ne vedevano uno solo, potevano essercene chissà quanti altri in giro. Non c'era scampo. Tornare indietro era impensabile. Quello ormai li aveva visti e una fuga l'avrebbe insospettito ancora di più. Bisognava andare avanti e il peggio era che toccava passargli accanto.
«Facciamo finta di niente e andiamo per la nostra strada a fare il nostro lavoro. Se torniamo indietro è anche peggio.»
Aveva sentenziato Antonio, che era la massima autorità, a cui tutti i figli avrebbero ubbidito senza discutere. Davano tutti del "voi" al babbo, in segno di rispetto, figuriamoci se qualcuno dei figli lo avrebbe contraddetto.
* * *
Hans Leden era stanco. Non sopportava più quella sporca guerra, dove si uccideva per un sì o per un no. Quella gente d'Italia era come la sua gente. Lavoravano duramente la terra, proprio come faceva lui prima che la leva gli facesse indossare quella divisa di cui proprio non andava fiero. La domenica si tirava a lucido e andava a messa. Guardava le ragazze e gli piacevano i loro visi dolci, i capelli biondi, gli occhi chiari, teutonici. Qui le ragazze di campagna avevano capelli scuri e visi schietti, sorrisi amichevoli per tutti, meno che per lui, per colpa di quella divisa e di tutte le porcherie che rappresentava. Dopo aver visto con orrore tanto sangue sgorgare dai corpi degli uccisi per rappresaglia, dalle mitragliatrici degli aerei, dei colpi dei partigiani e delle bombe, lui credeva di averne abbastanza.
Quella notte era di guardia al campo che avevano apprestato presso Modena, aveva preso su la sua roba, il fucile, lo zaino ed era fuggito. A quest'ora si erano già accorti della sua assenza e non poteva tornare sui suoi passi: l'avrebbero fucilato.
Disertore.
L'idea era quella di unirsi ai partigiani, ma non aveva considerato quanto fosse difficile trovarli. Soprattutto se si indossava quella divisa. Ma ora stava arrivando gente. Contadini come lui, avrebbe chiesto a loro. Si era preparato le frasi in italiano da tempo, con tutto quel che aveva imparato in due anni in Italia.
Vent'anni, due anni che non vedeva i suoi, in Baviera, nostalgia di casa, della mamma, della sua terra, dei fratelli e sorelle, si era deciso perché gli sembrava l'unica cosa giusta da fare.
«Dove essere partigiani? Io volere andare con partigiani.»
Udendo quelle parole, i figli guardarono interrogativi il babbo. Antonio guardò i figli e, senza bisogno di parole, sapevano tutti quanti che dei tedeschi non ci si poteva fidare. Avrebbe potuto essere un trucco. Magari era in corso una retata. Stavano cercando dei partigiani e questo soldato, forse stava usando uno stratagemma per far parlare i contadini. Erasmo e Marco sapevano benissimo dove abitualmente si nascondevano i partigiani, anche se, non stavano mai nello stesso posto per lungo tempo. Ma nessuno di loro si sognava, neppure lontanamente, di indirizzare un soldato tedesco sulle tracce dei partigiani.
«Questo crucco di merda pensa di farci fessi» passò a tutti loro per la mente
«ma da noi non saprà nulla».
«Non sappiamo...»
Rispose per tutti Antonio. E andarono avanti, poche decine di metri, dove avrebbero dovuto iniziare il lavoro di aratura. Staccarono il carro dal giogo e attaccarono l'aratro, che Antonio ed i due figli più grandi avevano scaricato dal carro.
Iniziarono l'avanti arando e indietro a vuoto, che li portava, ad ogni giro, a passare vicino al soldato sempre lì seduto, più confuso e sperduto di tutti loro. Non alle tigelle ed al vino, che avrebbe portato mamma Rosa o qualcuna delle figlie, per la loro colazione nei campi, correva il loro pensiero quel mattino, ma al pericolo che era, da sempre, soprattutto per la giovane mente di Efrem, associata alla divisa dei soldati tedeschi che spadroneggiavano ormai ovunque.
Sopraggiunse Attiglio Bortolani, con figli, un loro vicino di cascina, che avrebbe dovuto dissodare un campo attiguo. Con loro si ripetè la scena di prima. Il soldato rivolse la stessa domanda ed ottenne la medesima risposta.
Non era così facile come aveva previsto quando aveva preso quella decisione. Questa gente non si fidava di lui. Nessuno al mondo gli avrebbe indicato dove si trovassero i partigiani. Non poteva certo biasimarli. Che ingenuo era stato! Ma, insomma, il dado era stato tratto, non poteva tirarsi indietro. Se li sarebbe trovati da solo. Hans si mise lo zaino in spalla, raccolse il fucile e salì il leggero pendio della collina, allontanandosi da dove si trovava. Il sole era ora alto e sudava, camminando. Il suo sguardo poteva abbracciare, fino all'orizzonte, l'immensa distesa della pianura padana. Chissà dove erano nascosti i partigiani?
* * *
Passata una mezz'oretta dalla partenza del soldato, in un passaggio in cui i Tomei si trovavano relativamente vicini, Bortolani fermò i buoi, con il classico grido che doveva indicare loro di fermarsi. Le bestie non aspettavano che di riposarsi e immediatamente si arrestarono. Attiglio raggiunse il vicino per studiare il da farsi.
«Credo che dovremmo dirlo ai tedeschi. La faccenda del soldato intendo. Altrimenti potremmo passare dei guai.»
«Ma no, no!»
Rispose con una certa enfasi Antonio, sostenuto da cenni di approvazione dei figli, e dal volto interrogativo di Efrem, che si fidava ciecamente del babbo.
«Andremmo solo a cacciarci nei guai. Con quei crucchi non si sa mai. Bisogna volare basso. Facciamo finta di non avere visto nulla.»
Attiglio se ne andò scuotendo il capo in segno di disapprovazione. Quei Tomei erano dei cacasotto. No, lui doveva fare qualcosa. Sarebbe andato a Modena al comando tedesco ed avrebbe riferito il fatto. Non voleva grane lui.
Terminato il lavoro, i Tomei se ne tornarono a casa, contenti che quell'incidente non si fosse trasformato in tragedia. E non ci pensarono più, dopo averlo raccontato agli altri. Ma arrivarono i tedeschi e portarono via Antonio, il giorno dopo, di mattino presto. Il Bortolani era andato a fare la spia, facendo anche il nome dei vicini.
L'assenza del padre si protrasse per l'intera giornata e tutti quanti erano preoccupati per quanto poteva essergli accaduto. Tornò a sera, a piedi, esausto per la lunga giornata in ansia, interrogato a lungo dai tedeschi, che, gli avevano detto, sarebbero tornati il giorno dopo, per vedere il luogo dove era accaduto il fatto.
Quella notte, dopo che tutti furono coricati, per cercare nel sonno un ristoro ed una ricompensa per le angoscie del giorno precedente, il cielo aprì le cataratte e venne una prova generale del diluvio universale. Ognuno, in cuor suo ringraziò Dio, di avere comunque un tetto sulla testa. Il loro pensiero andò a quel soldato che magari stava ancora vagabondando per campagne e per boschi, augurandosi che potesse trovare un riparo in quel frangente.
* * *
Hans aveva vagabondato due giorni. Non aveva trovato i partigiani. Aveva fame. Ed era fradicio. Girando, senza sapere esattamente dove andava, era tornato, senza accorgersene, sui suoi passi. Trovò riparo in una tettoia. Si spogliò per togliersi gli abiti bagnati, e si infilò nel fieno, per riposare e scaldarsi. Nel fienile dei Tomei.
La sorpresa di Antonio, quando si svegliò e vide zaino e fucile sotto la tettoia, fu subito sostituita dal panico: quel mattino sarebbero venuti i tedeschi! Colto dalla pioggia nel suo girovagare per la campagna, il fritz aveva trovato riparo nel loro fienile. Subito famiglia e vicini si trovarono coinvolti nel dilemma:
«E adesso cosa facciamo? Bisogna trovarlo e dirgli di fuggire, prima che arrivino i tedeschi. Subito si cercò in ogni luogo, dalle stalle ai solai, dalle cantine ai pollai. La famiglia di sedici persone sguinzagliate ovunque per la cascina. Qualcuno, alla fine, quando ormai avevano perso ogni speranza, ebbe l'idea di piantare il forcone nel fieno e lo trovarono. Fu nel momento stesso in cui, si udì il rombo delle camionette tedesche.
Non poterono evitare di dire loro che il soldato era lì, anche se ormai avevano capito come stavano le cose. Quel soldato aveva disertato e voleva veramente raggiungere i partigiani. Peccato che loro l'avevano capito tardi. Quel ragazzo, quel giovane, rischiava la fucilazione. Antonio osò dire, prima di indicare dove fosse l'uomo che cercavano, che non gli facessero del male. L'ufficiale fu imperativo. Che gli indicassero dove era, e si facessero gli affari loro. Tutti loro sapevano che i tedeschi non avevano remore di alcun genere. Dieci uomini uccisi per rappresaglia ogni soldato tedesco ucciso. Con loro non si scherzava. Porca guerra.
* * *
Hans tirò alcune frettolose boccate dalla sigaretta che gli avevano offerto,
quasi volesse in quel modo aspirare dalla bocca tutta la vita che ancora gli rimaneva, mentre guardava
i suoi commilitoni, schierati in riga di fronte a lui, con il disgusto dipinto sul viso, per essere
comandati a fare quella cosa. Si sorprese a desiderare che facessero in fretta, perché passato
il terrore iniziale, come chi abbia un dente da togliere e sa che sarà doloroso ma poi...e gli
passarono davanti agli occhi i volti di sua madre, di suo padre, delle sue sorelle, della sua Baviera,
da dove era stato strappato senza motivo, per andare a fare del male ad altra gente come loro. Sorrise,
quando l'ufficiale diede l'ordine di puntare, pensando che in un attimo sarebbe finito tutto.
Articolo n.21: soldato.php
Sito: chifelio
Tema: 19 - Scritti, racconti, libri
Data: 2009-08-15
_______________________________
Commenta questo
articolo.
Dopo aver premuto "INVIO", verrai reindirizzato ad una pagina
nella quale devi postare le lettere delle immagini che appaiono,
per dimostrare di non essere un robot.
Se tutto va a buon fine, verrai nuovamente reindirizzato
alla pagina che hai commentato, con in fondo,
dopo questo "form",
il tuo nuovo commento.
Tengo molto ad avere commenti e riscontri,
anche, soprattutto, da chi non concorda con quanto scrivo.
Il fatto di dover inserire la mail
non ti spaventi: NON SARAI PERSEGUITATO DA NESSUNA "MAILING LIST", ne' tantomeno, la tua mail sarà
venduta a scopo commerciale ne' pubblicata.
Ricordo brevemente le regole base di qualsiasi blog:
Niente insulti e volgarità (verranno cancellati commenti di questo tipo!).