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Non so quanto sia credibile ed efficace un appello a questa categoria, da parte di
uno che non li consulta da venticinque anni, ma l'esperienza accaduta ad una
persona di famiglia, che ha avuto bisogno di loro e che, indirettamente ha
coinvolto anche me, mi spinge a giocare questa carta, a cavalcare questa debolissima
speranza di tentare di risolvere una situazione che, se non fosse tragica, sarebbe
comica.
Il tentativo sorge dalla fiducia che la categoria a cui mi rivolgo è composta
da persone intelligenti e preparate, le quali, però, per la scelta professionale
fatta, che ha richiesto l'investimento di lunghi anni di studi e
approfondimenti, con grandi
sacrifici personali, non possono buttarsi tutto ciò alle spalle
per dedicarsi ad altre professioni, dove potrebbero annullare i conflitti
che la loro categoria, le forze in essa preponderanti, ha di certo fatto sorgere
nelle loro menti brillanti e nella loro coscienza professionale ed etica.
Mi riferisco ai cosiddetti "protocolli",
strategie da mettere in atto senza discutere, senza porre in gioco la loro
scienza e coscienza. Come se tutto fosse già stato sviscerato e non occorresse
più, ormai, la loro creatività, la loro arte di scienziati, come era
per i colleghi di un passato nemmeno tanto lontano.
Ho spiegato altrove i motivi che mi hanno allontanato dalla medicina "ufficiale",
dai suoi addetti e dalle sue strutture, ma prima ancora dalle sue pratiche che,
secondo la mia visione del mondo, sono assolutamente prive di fondamento scientifico.
Questa affermazione farà inorridire i più, lo so, ma vi assicuro che
per me ha il valore di una epistemologia in questo campo.
In parte, le mie lontane esperienze passate di rapporti con la medicina, mi hanno
deluso, per la mancanza di accuratezza nel rimuovere la o le cause che hanno dato
origine al problema, al disagio che spinge il malato a rivolgersi a quella grande
entità impersonale, sovrapersonale, colla quale il malato non può
interloquire,
dato che le sentenze di diagnosi, prognosi e terapia, vengono calate dall'alto,
da quella entità, dicevo, che dovrebbe occuparsi di lui per guarirlo e non
dalla persona del medico che, solo per pura casualità il paziente
si trova davanti: egli è solo un mediatore tra il malato e la ciclopica
struttura "per guarire". Faccio fatica ad usare la parola
malattia in quanto, come diceva qualcuno tanti anni fa, è una jattura.[1]
In realtà, tutto l'apparato è programmato per sottomettere clienti a vita, in
un sistema che si occupa di sintomi, senza badare mai alle cause, guai a
farlo. Non è mai gradito eliminare le cause o insegnare la salute, ma
la regola è sempre quella di convivere con la
...(jattura), eliminando o attenuando i piccoli disagi. La patologia non si
avvia mai per colpa di nessuno, visto che piove dal
cielo senza preavviso. La nostra
Natura ci segnalava che c'era un problema, ci metteva in guardia nella sua
millenaria saggezza, nella sua trasversale saggezza, nella sua Divina Saggezza,
proprio con l'avvertimento del sintomo.
E noi tronfi umani dell'era delle scienze dei Piero Angela che misurano tutto,
spesso senza sapere cosa misurano, ma misurare è di moda, la prima
strategia che
mettiamo in atto è tacitare l'avvertimento tanto provvido
del sintomo, messo a punto dalla
Natura o da Chi per essa.
E, sintomo dopo sintomo, il sistema in oggetto
introduce nei soggetti che, fiduciosi gli si accostano, prodotti chimici
devastanti singolarmente, figuriamoci in miscuglio, alterando senza speranza di
ritorno, delicati equilibri omeostatici che caratterizzavano la salute ed
il funzionamento degli organismi biologici, fino a ridurli alla completa
e totale dipendenza delle droghe del sistema, pena la morte. Fermo restando che
ci sono casi limite, in cui il prodotto chimico opportuno, salva la vita,
ma si è andati troppo oltre, a fare di questi casi limite una prassi
per qualunque patologia. Sarebbe logico eliminare le cause, ma non lo si fa
ne' si incoraggia a farlo. Ne', tantomeno, si tiene conto del fatto che gli
organismi biologici sono molto più complessi di un singolo equilibrio
omeostatico e, una volta alteratone uno solo, tale organismo reagisce a
cascata, come le tessere di un domino, alterando tutto quanto il resto.
Nella mia esperienza antica, di quando ancora riponevo speranze e fiducia in quel
sistema di cui vado discutendo, mi opprimevano eczemi, trattati in modo topico
con cortisone, asma e riniti allergiche nel trattamento delle quali, sempre con
cortisone, si faceva finta che la causa prima fossero i pollini della famiglia
delle graminacee et similia, solo che a me pareva ci fosse una piccola
contraddizione non da poco: i sintomi li avevo tutto l'anno e non soltanto
nei limitati periodi delle suddette fioriture. Probabilmente, ma allora non potevo
sapere di questo, i "protocolli" prevedevano che fosse così, impedendo
di fatto a questi scienziati medici di riflettere sul semplice fatto delle anomalie
stagionali. Ci sono arrivato da me e, siccome da cosa nasce cosa, riflettevo
sul fatto che io introducevo, come tutti gli appartenenti alla mia cultura,
ogni giorno gli stessi cibi nel mio intestino e potevano centrare sì le graminacee,
ma per altra via, che non è quella aerea. L'omeopatia mi ha aiutato in questo
senso, sopratutto con le prove kinesiologiche. La loro sentenza fu latte
vaccino, lieviti e pomodoro da evitare. In sintesi la pizza, che allora amavo
molto. Ma c'era un ulteriore passo da fare. La base della pizza è il frumento.
Può essere che il frumento faccia male alla gente? E se fosse invece che quello
che fa male è il trattamento pesticida ed erbicida, il "glifosato"
Monsanto, per prodotti OGM?
«Nooooo, Monsanto non si tocca, sono bufale. No. Meglio pensare che c'è
gente intollerante al glutine, piuttosto, tanto, visto il successo dell'omeopatia,
le intolleranze alimentari sono di moda.»
Lo so. È un'altra disgressione troppo lunga, ma tutto funziona in questo modo:
guai avere dubbi. È così e basta! I protocolli risolvono tutti i dubbi (=Vietato
pensare autonomamente). Ma se è così, amici medici, presto sarete rimpiazzati
da un computer, che sa calcolare, senza offesa, molto meglio e più in fretta
di voi, tutte le variabili, per fare una diagnosi e scegliere il singolo
protocollo adeguato. Vi pare che la vostra scienza possa essere ridotta
a questo?
Io sono più che sicuro che molti studenti e medici si sono rigirati per la
mente tutti questi ragionamenti ora esposti, ma gran parte di essi li ha
soffocati, pressato dal prossimo esame da preparare, dalle lezioni di anatomia,
dall'infinità di nomi di parti anatomiche, di nomi di patologie differenti, di
di nomi rimedi di adottare e così via, da imparare a memoria.
Se ho buttato otto o dieci anni della mia vita per avere l'abilitazione di
medico chirurgo e so che devo faticare ancora e sgomitare, per crearmi una
nicchia nel baraccone chiamato "sanità", quella megalitica struttura
pre-disposta al trattamento delle sintomatologie della gente, posso gettare
tutto questo immane investimento di tempo, studio e denaro, per andare a
fare lo stagnino, il macellaio, il corriere o quanto altro?
Avrei voluto essere breve ma non ne sono capace.
La vicenda a cui ho accennato è semplice ed intuitiva. Paziente con problemi
cardiaci a cui vengono fatti i tamponi, per il problema che sembra attanagliare
il mondo intero, almeno stando alla propaganda di regime del pensiero
unico, con cadenza regolare, che dipende dalle strategie della struttura
ospedaliera. Primo tampone negativo, secondo pure, terzo positivo, proprio
il giorno che il paziente cardiaco deve subire un intervento angio plastico.
Devo dare atto al medico che doveva intervenire sul paziente, di avere dato
prova di scienza e coscienza, alterandosi con chi avesse preso la decisione
di quell'ultimo, galeotto tampone.
Mi immagino i problemi che possa aver creato questo ultimo tampone al medico e
alla sua equipe per l'intervento di quel giorno, alla
struttura ospedaliera,
a tutto il sistema, ormai dominato non più dalla logica del ragionamento,
dalle priorità dettate dal "buon senso", dove un grave problema
cardiaco viene prima del rafreddore a cui si
è deciso, chissà dove e chissà da chi, di fare la guerra.
Oltretutto
il paziente era asintomatico. Ma l'intelligenza artificiale che ha preso il
controllo, non solo del sistema del quale si discute qui, ma del mondo intero,
esige tamponi e giustificazioni delle procedure, separazione ed isolamento
degli appestati positivi. Per fortuna o per buonsenso di quel cardio chirurgo,
l'intervento è proseguito normalmente ed è andato a buon fine.
Questo esempio dovrebbe far riflettere gli operatori sanitari ai quali mi
rivolgo qui. La logica del buon senso delle priorità, che considera più
grave il problema cardiaco del raffreddore, immagino non sia sempre prevalsa
in questo lungo periodo in cui la propaganda della fantomatica pandemia ha
imperversato, ed abbia fatto le sue numerose vittime per questa ottusa
incongruenza. Non lasciamo che sia l'intelligenza artificiale alla quale era
stato impostata la priorità della pandemia, vera o presunta, su tutto il resto,
a decidere per un essere umano, ma sia la vostra arte e la vostra scienza,
che mai sarà possibile insegnare ad un computer, ma che nasce solamente
in esseri umani dotati di empatia, coscienza, passione per la professione medica
e deontologia. Anche queste ultime non possono essere apprese
dai computer. Non lasciamoci affascinare dal transumanesimo che alcuni
prospettano come un inevitabile divenire dell'umanità tutta.
Questa pagliacciata che imperversa potrebbe terminare di colpo, se la vostra
coscienza e deontologia, la vostra scienza prendessero il sopravvento sulla
logica della intelligenza artificiale alla quale oggi le avete sacrificate
e vi metteste in prima fila a proclamare ciò che ben sapete:
che esistono altre priorità rispetto al c o v i d: la vostra professione
non può essere subordinata a questa follia inventata: i dati statistici degli
anni scorsi sui decessi da influenza stagionale confermano che non esiste
emergenza diversa dagli anni passati;
che tutto il mutuperio in atto, rubando un termine al compianto Andrea Camilleri,
si fonda su tamponi definiti inidonei a scopo diagnostico dagli
stessi produttori;
che tutto si regge su una immensa propaganda mediatica menzognera;
che le morti che ci sono state, sopratutto all'inizio di questa follia collettiva,
sono imputabili a trattamenti sanitari inadeguati;
che sono stati trascurati, a nome di questo incubo mediatico, i casi davvero bisognosi
del vostro aiuto: oncologici, cardiopatici, etc.
che le tanto raccomandate mascherine, raccomandate caldamente per evitare il
contagio, danneggiano le persone che le indossano per le otto o più ore
lavorative, voi compresi: sapete benissimo che l'apparato respiratorio è
progettato per catturare ossigeno e non per re-immettere lo scarto della
espirazione precedente, oltre, ovviamente al fatto che per le dimensioni del
v i r u s, esso non può essere filtrato e trattenuto dalle maglie
della mascherina e che dopo dieci minuti di uso, si crea in essa
l'ambiente ottimale per la coltura di ogni tipo di patogeno, i cui danni nel
lungo termine, saranno peggiori della malattia stessa: cosa succederà alle
persone costrette ad indossare la mascherina per molte ore consecutive?
siamo disposti a pagare questo prezzo per evitare il c o v i d ?;
che un vaccino creato in fretta, per un virus RNA, che muta in continuazione,
oltre che inutile è anche pericoloso, per la fretta e l'assenza
di sperimentazione,
oltre, ovviamente, la mancata conoscenza degli effetti a lungo termine;
che un buon sistema immunitario e l'immunità naturale di gregge sono le sole,
logiche risposte da dare a questa "emergenza", posto che sia davvero
tale, visto che le morti non superano quelle degli anni scorsi per influenze
stagionali e che riguardano soltanto pazienti molto anziani con molte patologie
pregresse;
che un buon sistema immunitario lo si possiede se si attua uno stile di vita
sano, vale a dire, corretta alimentazione, attività fisica, assenza di droghe e
di farmaci, corretta respirazione.
Tutte queste cose, che sapete molto bene in coscienza, avrebbero molto più
peso se provenissero da voi, invece che da me, signor nessuno. Se foste voi a
dare il buon esempio,
cominciando a togliervi l'inutile mascherina oggi, la sceneggiata mondiale
terminerebbe domani stesso.
Siete davvero disposti ad avallare un futuro dominato dalle macchine che
sfornano protocolli, dove gli esseri umani non contano nulla ed i vostri figli
saranno costretti a vaccinarsi in continuazione e ad indossare la mascherina per
tutta la vita, per paura che si raffreddino e contagino qualcuno? Se non ci svegliamo
da questo incubo media indotto, il futuro sarà molto peggio di questo ultimo anno
e potrebbe durare molto a lungo.
Dovremmo incominciare ad immaginare un mondo migliore, come vorremmo che fosse e
smettere di delegare agli altri questo compito, continuando a permettere di essere
sballottati dal flusso del caso, ennesima idiozia inventata per negare un Creatore
di questo meraviglioso mondo e delle meravigliose creature che siete.
Vi auguro ogni bene e salute eterna.
Giovanni Chifelio
Note: [1]
Cesco Ciapanna, Fotografare, editoriale pag. 132, Ottobre 1990.
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Pensare un mondo migliore è un atto d'amore verso gli altri.
Pensare in tanti un mondo migliore è già un 50% della sua realizzazione.
Giovanni
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