Recensione delle lettere dalla Kirghisia
Sabato 22 febbraio 2020
Ho letto con immenso piacere, dopo aver visto i video sulla rete delle interviste a
Silvano Agosti, questo breve libricino e voglio condividerlo con tutti, con un breve commento
mio finale.
Il sesso, la tenerezza e l'amore.
"È semplice. Chiunque provi il desiderio di fare l'amore lo segnala agli altri, mettendosi
un piccolo fiore azzurro sul petto in modo che sia più agevole avviare il corteggiamento.
Un nostro studioso ha scoperto che gran parte dei guasti e dei tormenti che
opprimevano la gente nella gestione dei sentimenti, derivavano dalla divisione delle tre
componenti del mondo affettivo: la tenerezza, la sessualità e l'amore.
Infatti la
tenerezza vissuta senza sessualità e amore produce ipocrisia, la sessualità priva di
tenerezza e amore produce pornografia e l'amore, privo di sessualità e tenerezza
produce misticismo.(pag.16)
La costituzione kirghisa
La costituzione Kirghisa è dunque composta da un solo articolo, facile da ricordare e
quindi non scritto.
"Al centro di ogni iniziativa, l'attenzione dello Stato e dei cittadini va innanzitutto
all'essere umano."
Otto fondamentali desideri e necessità degli esseri umani.
-
"Per funzionare bene il corpo umano deve innanzitutto saper dormire, il che non
significa solo andarsene a letto e chiudere gli occhi. Esiste una vera e propria cultura
del sonno.
- Dopo aver dormito bene, ogni essere umano deve saper mangiare, evitando di
introdurre nell'organismo qualsiasi sostanza estranea ai suoi reali bisogni.
-
Poi deve saper lavorare, ma, come ormai qui da noi tutti fanno, lavorare il meno
possibile, non più di tre ore al giorno.
-
Ogni giorno deve saper imparare, qualsiasi cosa, ma sempre collegata al desiderio di
conoscere, semplicemente come nutrimento della personalità.
-
Deve saper dare, perché dare non è solo uno dei massimi piaceri ma anche un
meccanismo di rinnovamento del pensiero e della personalità.
-
Poi deve saper creare, lasciando una traccia di sé e della propria unicità, come dice un
nostro poeta Kirghiso:
"C'è qualcosa di più sottile e profondo che voltarsi continuamente a contemplare il
cammino sul quale, se non si sono lasciate tracce, si è persa per sempre la vita." -
Poi deve saper amare e saper fare l'amore, arte qui da noi prima affidata al caso e
conosciuta solo superficialmente, ora divenuta materia di dialogo e di conoscenza.
-
Infine è fondamentale saper vedere quel velo di mistero che copre ogni cosa.
Ovvero saper guardare gli oggetti e le persone che ci circondano ogni giorno, come se li
vedessimo per la prima volta."
Questi sono dunque gli otto bisogni e desideri naturali
che, una volta soddisfatti, garantiscono a chiunque una stabile serenità.(pag.23)
Il "Capolavoro" dell'essere umano.
"Qui da noi è chiaro a tutti che anche il più sprovveduto degli esseri umani, messo a
confronto con qualsiasi opera d'arte, anche la più eccelsa, rivela qualità insuperabili e
sublimi...
I nostri studiosi hanno formulato un'etica, una morale molto semplice: le leggi morali
scritte riguardano solo individui disperati o infelici.
Nessuna persona serena e rispettata come capolavoro vivente, si sognerebbe mai di
rubare, mentire o uccidere." (pag.24)
Utopia?
Carissimi,
ormai molti di voi hanno smesso di credere che la Kirghisia esista veramente e tentano
con ogni mezzo di smascherarmi o di confutare questa realtà.
Sostengono che l'economia ha le sue leggi, che un paese non può inventarsi in pochi
anni un'organizzazione della società veramente in grado di dare la felicità ad ognuno...
Cari amici, vedete che vi è impossibile perfino concepire una comunità umana a misura
d'uomo?
Vuol dire, forse, che nei vostri cuori non c'è alcuna traccia di amore per voi stessi e
conseguentemente per gli altri e per la vita.
Altrimenti il primo pensiero sarebbe questo: "In fondo quello che ci viene descritto della
Kirghisia è semplicemente un mondo senza paure, senza accumuli inutili di ricchezze,
senza sprechi, senza poteri criminalizzati e criminalizzanti. Tutto ciò non ha nulla a che
fare né con l'economia né con le vere necessità degli uomini. Ma per fortuna c'è
qualcuno di voi che ha subito trasformato i contenuti delle mie lettere in una realtà
vissuta. (pag.32)
Il tema della coppia.
"Gentili amici Kirghisi, sono stato invitato a trattare il tema della coppia.
Credo si tratti di uno dei temi fondamentali in qualsiasi cultura.
Noi, gruppo di ricerca sull'argomento, abbiamo qui in Kirghisia raggiunto i seguenti
risultati.
Il naturale percorso di maturazione dell'essere umano è il seguente: per la donna:
femmina>donna>persona.
Per l'uomo:
maschio>uomo>persona.
Nelle altre società moderne, presumibilmente per ragioni di potere, un tale sviluppo
viene sistematicamente negato e sostituito con altri percorsi.
Per la donna: femmina>quasi donna>moglie>madre per sempre.
Per l'uomo: maschio> quasi uomo>marito>lavoro per sempre.
Questi esseri mal sviluppati, interrotti nella loro crescita naturale, vengono poi costretti
a convivere in uno spazio comune e a trascorrere l'intera esistenza, dividendo spesso,
in modo non equilibrato, difficoltà e frustrazioni.
Si tratta invece di far sì che, sia gli uomini che le donne, raggiungano, prima di
prendere qualsiasi decisione, il livelli di persone, vale a dire risultino autonomi
economicamente, psicologicamente e affettivamente.
Ambedue, in questa prospettiva, se decideranno di condividere la vita, si offriranno
reciprocamente la loro libertà e non la loro dipendenza." (pag.33)
BREVE RIASSUNTO
Rientrando in Italia tornerò per così dire "indietro" nella Storia per ritrovare il caos del
traffico, (qui in Kirghisia l'aria è tornata pura) verificherò la disperante quanto inutile
organizzazione del lavoro (qui tutti lavorano tre ore al giorno che ben presto
diventeranno due).
Ritroverò il tormento dell'istituzione scolastica dove, come diceva già Shakespeare: "lo
scolaro, come una lumaca, si trascina controvoglia verso la scuola" (in Kirghisia invece i
bambini e i giovani giocano tutti i giorni fino a sedici anni nei parchi e, quando piove,
imparano dai computer quello che hanno bisogno di conoscere in qualsiasi ambito dello
scibile umano).
Ritroverò "governanti" d'ogni genere con i volti ingessati dai privilegi, dallo stipendio
mensile minimo di cinquanta milioni ( circa 25.000 euro) mentre qui in Kirghisia chi
opera nella strutture di governo fa del volontariato.
Tornerò a vedere gli anziani, barricati nelle loro case, seminascosti dagli stipiti delle
finestre, spiare un mondo che li rifiuta, murati vivi nell'abbandono sociale e nella
sopportazione dei familiari, attenti a non superare i margini esigui di una misera
pensione (qui invece gli anziani, compiuti i sessant'anni, hanno diritto, come in
occidente solo i deputati, al ristorante gratuito, a treni e aerei gratuiti, all'ingresso
privilegiato e anch'esso gratuito nei cinema, nei teatri e nei musei e inoltre ad ogni
anziano, qui in Kirghisia, viene attribuita una piccola porzione di terra dove, se vuole,
può coltivare ortaggi e fiori da distribuire).
Ritroverò nel nostro tormentato Paese i morti per conflitti a fuoco (qui le armi sono
state dapprima sostituite con proiettili capaci di addormentare poi bandite e, oggi non
c'è più bisogno di alcuna arma, dato che ognuno ha la certezza di poter vivere una vita
serena).
Rivedrò le lunghe file di prostitute nelle strade periferiche e centrali delle città (in
Kirghisia chiunque desideri fare l'amore appunta un piccolo fiore azzurro al petto
semplificando le relazioni amorose rendendole naturali, frequenti e articolate).
Ritroverò le miriadi di ospedali e di pronto soccorso ( qui in tutto il paese ci sono solo
tre magnifici ospedali, del resto semideserti, visto che pochissimi ormai si ammalano,
avendo abbandonato la pratica perversa del fumo, della droga e dell'economismo a
tutti i costi, perversioni dovute a esistenze intrise di nevrosi, di fretta e di frustrazioni).
Rivedrò, tornando, i volti pasciuti e sazi (ma mai felici) dei ricchi e i volti stanchi, esausti
e delusi che affollano le strade e le metropolitane (qui con quello che si spendeva pria
per l'esercito, per la pubblicità, per i burocrati, per i governanti, si è procurato un buon
pranzo gratuito a tutti i cittadini di questo benedetto Paese, questa kirghisia, che per
prima, a quanto pare, ha scoperto che non occorre denaro per vivere una vita intensa e
appassionante).
Basta stabilire un reciproco, profondo rispetto tra queste opere d'arte preziose e
uniche che sono gli esseri umani, liberandoli dalle ragnatele del lavoro coatto, dalla
muffa dei sentimenti obbligatori, dagli inutili tormenti della realtà scolastica, dalla
polvere fastidiosa della mediocrità culturale e televisiva, ma soprattutto dalla certezza
che, se anche qualcuno ti spara, dopo poco ti risveglierai, o ancor meglio mettendo nel
cuore di ognuno la convinzione che nessuno avrà mai più una qualsiasi ragione per
eliminare un proprio simile.
(Pag.34-35)
Che dire?
Se davvero esistesse un paese meraviglioso come la "Kirghisia",
sarebbe la salvezza per tutta l'umanità.
Ma siamo sicuri che non esiste, o meglio, che non sia esistita in passato?
La risposta è che la Kirghisia esisteva ed è sempre
esistita: il mitico "Eden", il paradiso terrestre, Shanbala, secondo altre
culture. Esistevano posti simili ovunque sul nostro pianeta, almeno fino al XV° secolo,
prima che l'europeo decidesse di conquistare il mondo intero e distruggere tutte le
possibili Kirghisie che potessero costituire una tentazione ad imitarle e, se davvero ne
esistesse ancora una, nel cuore dell'Asia, dove Silvano Agosti colloca la sua immaginaria,
il braccio armato del nostro modello economico, vale a dire l'esercito degli U.S.A.,
si sarebbe già precipitato in loco a distruggerla.
Prima di quella data esistevano Kirghisie ovunque l'europeo non avesse il controllo
del terridorio: i nativi americani, gli aborigeni australiani, le sterminate steppe centrali
dell'Asia (la scomparsa civiltà della Tartaria!), il cuore oscuro dell'Africa, le
isole sperdute nell'Oceano Pacifico...
E oggi?
Ci sono ancora oggi, miracolosamente, alcune sacche di resistenza
(nel cuore impenetrabile del Rio delle Amazzoni, nell'Outback degli aborigeni
australiani, nel deserto del Kalahari)
alla marcia implacabile della nostra cultura dell'orrore, basata sul danaro, perché
questa del denaro rappresenta il limes, la frontiera tra noi e la possibile Kirghisia.
Ce lo dice Silvano Agosti stesso in una sua intervista:
«...il denaro è utile [...], come
lo sono le fogne, ma non si fa una cultura delle fogne...
Ma questa sua affermazione
passa quasi in sordina, come non fosse il punto cruciale che è.
Tutte le culture altre, che esistevano prima
che ci accingessimo a cambiarle, a renderle simili a noi, avevano capito quale è
la radice di tutti i mali: il voler avere anziché essere.
La Natura (oppure Dio?) sa che in biologia è
necessaria la varietà genetica per garantire la sopravvivenza delle specie viventi. Noi,
o meglio chi produce una cultura ad hoc per noi, che
presuntuosamente ci ritieniamo superiori alla Natura, che di fatto l'abbiamo relegata
nella ristretta
parola "ambiente", abbiamo fatto di tutto per raggiungere la monocultura che antropologi
di tutto rispetto come Claude Levi Strauss tanto paventavano, distruggendo ovunque tutte le
possibili alternative ad una civiltà folle come la nostra attuale.
Un unico piccolo appunto a questa, chiamamola ideologia
kirghisa: l'autore mette molte volte l'accento sul fatto che occorre lavorare
poco, due tre ore al giorno, cercando ulteriormente di ridurle. Questo parte dall'errato
intendimento che il lavoro sia necessariamente qualche cosa di spiacevole. Ma se io sto facendo
qualche cosa che mi piace, anche se questa attività potrebbe essere classificata come "lavoro",
io sono capace di perseverare tutto il giorno, dimenticando magari di mangiare o altro,
fintantoché io non mi reputi soddisfatto del mio lavoro.
Articolo n.93: kirghisia.php
Sito: chifelio
Tema: 22 - Recensioni culturali
Data: 2020-02-22
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