Blog di Giovanni Chifelio





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Horacio Verbitzky

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Dimensione e altezza apparente oggetti lontani.
Martedì 28 aprile 2020

      Questo articolo nasce dalla mia innata avversione per i problemi che non hanno soluzione. Dalla mia precedente, chiamiamola polemica o divergenza di opinioni, con Michele Vassallo del quale ho seguito parecchie interessanti conferenze in quel di Saluzzo, sono nate delle riflessioni, volte a risolvere l'annoso problema della prospettiva e, quindi, della altezza o dimensione apparente degli oggetti lontani, per il quale sembrava non si riuscisse a trovare nulla in rete. Va anche detto forte e chiaro, che facciamo in rete delle ricerche con un "mostro", per dimensioni e potere, quale è google, il quale ha tutto l'interesse per mostrare o nascondere, a seconda del problema che gli diamo in pasto.

       Questo problema della prospettiva o dimensione apparente degli oggetti lontani non è di poco conto, in quanto rappresenta il tassello mancante (almeno per me), quello definitivo, per poter affermare, senza ombra di dubbio, che la terra è piatta, come ci dice l'acqua, che si dispone sempre in piano. La prospettiva e la dimensione apparente degli oggetti ci mostra e demolisce definitivamente il discorso del perché, non vediamo il sole a mezzanotte, sopratutto in estate, quando il sole percorre nel nostro cielo un altezza maggiore che non in inverno.

      Con questa spiegazione prospettica, non abbiamo più bisogno, per avere l'alternanza del giorno e della notte, che il sole si trovi dall'altra parte della palla, nascosto dalla curvatura della medesima: basta la prospettiva a spiegare il fenomeno che era, almeno per me, l'ultimo baluardo che potesse mettere in dubbio la terra piatta.

Fig.1 Schema sezione terra piatta in scala con il sole in 4 posizioni sui Tropici.
(Clicca sull'immagine per vederla ingrandita)

      A forza di cercare con stringhe di ricerca diverse, ho, alla fine, trovato qualche cosa che mi ha permesso di poter dimostrare con dei calcoli matematici inconfutabili, che gli oggetti lontani hanno, dal nostro punto di osservazione, una dimensione apparente che diminuisce con una progressione costante, data da un angolo, che la stessa, omnipresente WikiPedia definisce "distanza di diametro angolare".
      Ma è con un altro documento, sempre ritrovato in rete, con una ricerca con le parole chiave "giuste" [1] , che riusciamo a trovare con una formula corretta, le misure che andiamo cercando e che spiegano i fenomeni che prima non riuscivamo a spiegare e, grazie a questa ambiguità, ci hanno ingannato con un eliocentrismo assurdo ed inventato di sana pianta, probabilmente, come ci informa Balzac, martinista, un eliocentrismo esclusivamente ad usum Delphini.

Fig.2 Schema della reale prospettiva degli oggetti, con relativa
proporzione per il calcolo. Scarica il .pdf.

       Prima di questo avevo trovato soltanto studi di prospettiva di tipo architetonico o artistico, senza un reale aggancio matematico alla nostra realtà, nel mondo in cui viviamo, quindi di scarso valore per la dimostrazione che intendo fare.
       Nella pagina di Wikipedia di cui sopra, hanno complicato, secondo me volutamente, le formule che, dicono, sono usate in astronomia, per il calcolo delle dimensioni reali dei corpi celesti. Ma, detto tra noi, per farlo, bisogna conoscere le reali distanze degli oggetti, perché non possiamo avere, nella nostra proporzione, due incognite.

       Nel documento di Giuseppe D'Angelo invece, le cose sono estremamente semplici, tanto da farmi pensare che, nel nostro mondo qui sulla terra, senza andare a cercare gli astri posti a distanze ipotizzate e non verificate, che sono variate nel corso del tempo a seconda del momento storico, come la distanza del sole, tanto per fare un esempio, nel nostro mondo reale, dicevo, possiamo misurare distanze e dimensioni e questo angolo prospettico visuale è costante per ogni oggetto di dimensioni note posto a distanze conosciute. Che è lo stesso come dire che, gli oggetti di dimensioni e distanze note appaiono all'osservatore di dimensioni definite dalla geometria euclidea, quindi le possiamo calcolare.

      Se questo appena detto è vero, significa che posso calcolare l'altezza di oggetti lontani, dei quali conosco la distanza, in base all'altezza apparente dal mio punto di osservazione, oppure posso calcolarne l'altezza apparente in base a dimensioni note, conoscendone la distanza.

       Questo angolo, come si vede dall'immagine sottostante, è di circa 4° e mezzo, per la misurazione che ho fatto io nel mio giardino.

Fig.3 Schema angolo visuale prospettico costante per ogni oggetto.

      Lo schema a sinistra è stato ricavato dall'altezza di un palo al fondo del mio giardino, misurato dalla distanza dove lo sto osservando. Ora, questo che descriverò di seguito, è un procedimento del tutto empirico, poco preciso, per il quale occorrerebbero strumenti ottici che io non posseggo, ma che probabilmente esistono. Penso al teodolite dei geometri e degli ingegneri, che non conosco e non saprei usare, ma mi auguro ci sia qualcuno che lo sappia fare e lo faccia e me lo comunichi. Ma penso di possa fare anche con il sestante, almeno credo. Sarei davvero grato a qualche libero ricercatore che volesse integrare questo articolo, nella sezione "commenti" in fondo.

       Ma anche con questo metodo improvvisato, dovremmo, alla fine, dimostrare con dei calcoli, il motivo per cui non vediamo il sole a mezzanotte, che, dalla Figura 1 dovremmo, invece intuitivamente vedere.

      Il mio metodo empirico, anche se so che farà sorridere di commiserazione i geni del CICAP, consiste nell'accostare al mio occhio, una riga millimetrata e cercare di capire, quale altezza apparente abbia il mio palo in fondo al giardino. Ma tutto quello che segue, non è empirico, ma geometria euclidea, che serve a valutare quale dimensione apparente abbia l'oggetto a qualsiasi punto intermedio della distanza reale dell'oggetto: lo usano anche gli astronomi eliocentristi.

       Esso appare di 9 mm, con il righello posizionato a circa 100 mm dal mio occhio.
       Ora facciamo i calcoli secondo la proporzione del documento di Figura 2, con i punti corrispondenti riportati anche in Figura 3, con le stesse lettere.
      
       Dalla proporzione di Figura 2, secondo quanto riportato anche in Figura 3, abbiamo che:
       Se PQ : OQ = HM : OM
       Verifichiamo con il calcolo se, la grandezza apparente (rilevata con il righello), potrebbe essere confermata dal calcolo proporzionale:
       La nostra incognita x = HM = OM * PQ / OQ = 100 * 1300 / 16100 = 8,1 mm
       che, secondo me, è un valore accettabile per questo tipo di misurazioni empiriche.

       Veniamo ora alla Figura 1, dove la posizione del sole sul Tropico del Cancro, vale a dire solstizio d'estate nel "presunto emisfero nord", viene ricavato dal modello di EartHmeasured di Michele Vassallo. Altezza del sole = 6'378 Km., distanza dal mio punto di osservazione a Torino, alle ore 24 di Roma = 12'460 Km. (Figura 1)
       Sempre dalla proporzione precedente, cerchiamo di ricavare l'altezza apparente del sole, sempre da Torino alle ore 24 di Roma.
       x = HM = OM * PQ / OQ = 0.0001 * 6'378 / 12'460 = 5,11878009631e-05 = 0,000051 Km. che tradotto
       Sarebbero 5 millimetri!
       Capito perché non vediamo il sole a mezzanotte durante il solstizio d'estate? Perché la sua altezza apparente da Torino sarebbe ridicola.

       Ma facciamo una controprova, calcolando l'altezza apparente del sole nello stesso giorno ma alle ore dodici.
       x = HM = OM * PQ / OQ = 0.0001 * 6'378 / 2'400 = 0,00026575 Km. che tradotto
       Sarebbero 266 millimetri: se teniamo un righello a 100 mm dal nostro occhio, il sole a mezzogiorno sarebbe molto in alto, come normale a mezzogiorno del solstizio d'estate.
      Provate a mettere una riga graduata a 10 cm. dal vostro occhio e osservate quanto in alto è il sole!

Fig.3 La riporto nuovamente per avere la "proporzione" a portata di mano.

       Ma non fermiamoci qui: facciamo lo stesso calcolo, sempre con i dati di Figura 1, per rilevare l'altezza apparente del sole, quando esso si trova a mezzogiorno del solstizio d'inverno, ossia il punto più basso toccato dal sole nel suo percorso "apparente" annuale, dal nostro punto di osservazione a Torino.
       x = HM = OM * PQ / OQ = 0.0001 * 3330 / 7'620 = 4,37007874016e-05 = 0,000044 Km. che tradotto
       Sarebbero 44 millimetri.
       Il che sembrerebbe poco. Ma provate a mettervi un righello millimetrato a dieci centimetri dall'occhio mentre osservate il sole a mezzogiorno durante il solstizio d'inverno: è proprio lì, così basso rispetto ad un mezzogiorno estivo, ma ugualmente alto da poterlo vedere, non nascosto dalle asperità del terreno, come il sole a mezzanotte del solstizio d'estate.

       Voglio concludere analizzando cosa succederebbe, prospetticamente, ad un sole posto alla risibile distanza "ufficiale" di 149.000.000, ma procedendo in senso inverso, vale a dire, calcolare, partendo dalla nostra altezza apparente del sole durante il solstizio d'estate, quale escursione in altezza dovrebbe fare, per produrre l'alternanza del giorno e la notte:

       x = PQ = OQ * HM / OM = 149'000'000 * 0,000266 / 0,0001 = 396.340.000 Km.

      La mia conclusione personale è che, se si introducono nei calcoli, misure assurde, ci si devono aspettare risultati assurdi.

      Il modello eliocentrico non può esimersi dal confrontarsi con la prospettiva, anche mettendo in gioco le "palle".


       Note:
       [1]
      Le parole chiave sono "distanza angolare apparente"; e si aprono i due links citati, primo, ovviamente "WikiPedia", voce ufficiale del pensiero unico globale e del CICAP, la omnipresente censura del pensiero libero. Ma è dal secondo link, che possiamo trarre tutti i dati che ci servono per il calcolo.

Articolo n.132: dimapparente.php
Sito: chifelio
Tema: 7 - Scienza
Data: 2020-04-28

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