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Aspettando il Natale.
Domenica 24 dicembre 2023
S
tavo mettendo ordine tra le mie cose virtuali e materiali, quando mi sono reso conto
che i grandi colossi digitali, google, youtube, etc. vogliono sapere tutto quanto
di noi, dove ci troviamo, di cosa ci interessiamo, cosa cerchiamo in rete, con chi parliamo,
messaggiamo e quali influencer seguiamo.
Per fortuna che, poco prima di questo massiccio avvento digitale, hanno inventato la
privacy, sbandierandola ai quattro venti, rendendo la vita difficile a chiunque
tenesse o conservasse, anche soltanto una rubrica di amici, clienti o fornitori, cose
queste ultime due, imposte peraltro per obbligo di legge a chiunque abbia anche una
minima attività commerciale.
Ma privacy per chi?
Non certo per i cittadini sudditi!
Devo dire che mi ero un pochino fissato che questa faccenda della "privatezza"
(possibile che dobbiamo per forza usare termini anglosassoni per qualunque cosa?)
fosse anche un mio diritto, per cui mi incazzavo (si può usare questo verbo?) parecchio
quando mi vedevo negato di stare nell'ombra, per i fatti miei, nel mondo e sulla rete,
senza fare del male a nessuno. L'arroganza con la quale, certi siti web ti impongo
i loro biscottini, senza lasciarti l'alternativa di rifiutare, come vorrebbe
la normativa italiana (ma esiste ancora una entità che possiamo chiamare Stato Italiano?),
mi faceva abbandonare immediatamente questi siti, anche quando, dietro all'arrogante finestra
con la sola possibilità di accettare, c'era quello che cercavo.
Ne ho già parlato
almeno un paio di volte
da queste pagine di biscottini. Del resto è un campo del quale mi intendo.
Ma al di là delle cose dette e ridette, altre sono le cose di
cui voglio parlarvi oggi. Avendo oltre al PC, che ritengo e per me rimane il principale mezzo,
imbarcazione, chiamatelo come vi pare, strumento per la navigazione nella rete,
posseggo altri devices mediante i quali si può materialmente "andar per tale mare".
Ora, forse non tutti sanno, che esistono funzioni a disposizione dei programmatori web,
che permettono l'identificazione della "macchina" che l'utente utilizza
per navigare nei loro siti. Indirizzo IP, sistema operativo, hardware del device
che utilizzate per "navigare", nulla sfugge al programmatore del sito che visitate,
se è intenzionato a saperlo per fini che agli ingenui come me non passano nemmeno per
un pensiero cosciente.
Il fatto che io già sapessi queste cose
da molto tempo, essendo programmatore, diciamo così, "dilettante", non mi ha impedito di
cadere dal pero, quando ho capito che i grossi mostri del digitale accennati più
sopra (ho dimenticato facebook e gli altri colossi raggruppabili nella categoria
social), mi facessero trové long, per il fatto che utilizzassi diversi devices.
Il vero motivo per cui mi(ci) fanno tribolare, io l'ignoro, mancando in me, come nei
bambini piccoli, quella che potremmo chiamare la malizia, che è l'arte del cattivo di
turno, ben illustrata dal massone Victor Hugo nel personaggio di Barkilphedro,
nel romanzo L'uomo che ride, che vado rileggendo in questi giorni che ci conducono
verso il Natale.
Magari, alla fine, se riesco facilmente a trovare la
pagina, ne riporto qualche brano,[1]
perché Hugo, come tutti sanno, è un narratore d'eccezione,
anche per chi come me disapprova vivamente quella istituzione sunnominata:
chi non ricorda le avvincenti pagine de I miserabili? Ma per adesso,
non intendo portarvi fuori del tema che voglio sviscerare qui, anche se le recensioni letterarie sono
uno dei cavalli di battaglia di queste mie pagine. Dunque con questi
giganti digitali di cui sopra, tutto va bene fino a che possedete un solo device
e utilizzate sempre quello. Ma se, come me, ne avete più d'uno, è
un continuo identificarsi con "procedure di
sicurezza" (dicono loro: tutto è legato al dio della privacy, per il
nostro bene, dicono sempre loro) che vanno oltre una modesta paranoia!
Ma nemmeno sul conto corrente dove stanno i nostri soldi,
sembra esserci un tale accanimento identificativo.
Per spiegarlo in poche parole, sul cellulare ti conoscono immediatamente, ma su sistemi
operativi come Linux, vogliono subito riportarti sul cellulare, sul quale riescono
a fare aprire applicazioni come il browser per identificarti, fatto questo che, in ambiente
Linux dove si privilegia la vera sicurezza dell'utente, far partire una
applicazione da remoto suona come una eresia informatica.
Eresia che sottoscrivo e indica le ragioni del mio abbandono, tanti anni fa, dei sistemi
operativi nati dal pedo-filantropo dei virus (informatici e biologici) e dei
"rimedi" contro di essi. Se si rimane in quel mondo là, google
ti ri-conosce sempre, perché è proprio il sistema operativo per macchine
che non sono tue, ma concesse in uso per controllarti!
Ancora una volta sono molto dispiaciuto, di aver rivelato qui un altro segreto a quelli
che per essere più sicuri, compravano il Norton antivirus per proteggere il loro
dispositivo. Non deve essere bello venire a sapere che produttori di virus informatici
e produttori di anti-virus sono le stesse persone proprio come nella
pandemenza recente! Infatti, ci sono caduti tutti quelli che credono fermamente nel
sistema, ma non gli utenti Linux.
Il cuore del controllo è google. Per quale motivo, secondo voi vi fornisce la casella di posta
elettronica gratuita, il motore di ricerca più conosciuto, tutto il software per navigare?
Tutti i devices di qualunque fattura sia il loro software,
esclusi quelli con OS Linux, sono predisposti per il nostro controllo e per l'impossibilità,
da parte dell'utente, di utilizzarli se non si autorizzano, al momento della prima accensione, tutte
le LORO condizioni.
Come vi dicevo all'inizio, pur
sapendo in teoria tutte queste cose, sono
caduto dal pero, nel momento in cui ho realizzato che, togliendo dal cellulare il browser chrome,
automaticamente venivo riconosciuto da google sul PC!
L'espressione "togliendo"
è errata: alcune applicazioni non possono essere rimosse dal cellulare. Disattivata
è la parola, ma non è detto che in futuro, o forse già oggi, venga
alienata anche questa possibilità. Mi viene un piccolo
sorriso di compassione, verso coloro i quali spendonono vagonate di denaro per avere
sempre l'ultimo modello di cellulare sul mercato, per avere cioè,
un oggetto che non è di loro proprietà, nel senso in cui lo sarebbe
qualsiasi altro bene, oppure un dispositivo con SO Linux.
Quando ho avuto tra le mani il primo dispositivo di questo tipo,
confesso che sono stato tentato di non utilizzarlo, per non sottoscrivere quelle condizioni
alla prima accensione. Correva l'anno 2016 e il vecchio telefono lo avevo perso.
Per concludere, senza lasciarmi trascinare in riflessioni che ognuno
DEVE fare sa se', che «chi fa da se', fa per tre», inizialmente
avevo fatto diverse ipotesi per questa tribolazione identificativa con google, che
è culo (si può dire "culo"?)
e camica con youtube, presso il quale avevo pubblicato parecchi video, alcuni dei quali censurati,
rimossi, per la mia posizione contraria alla narrazione ufficiale. La più forte e logica
era che, essendo io dissidente riconosciuto dai giganti controllori, mi facessero tribolare
appositamente proprio per dissuadermi a continuare questa mia attività eversiva. Questo dopo aver
ipotizzato che fosse Linux, quello che li fastidiava maggiormente, dato che non riescono in
quel sistema a far saltare fuori dal mazzo le loro finestre identificative. Mi ero affacciato in rete
anche con un cellulare con SO Linux, che sembrava essere quello trattato con la maggiore
ostilità. Ostilità persino nell'impostare gli account di posta
elettronica gmail, su client mail. Se vai a leggerti la posta con il browser, basta
conoscere nome utente e
password, ma per il client conoscere questi dati non basta! Vogliono sapere di più,
su di te, il tuo numero di telefono, ma non basta nemmeno quello. E nemmeno se vuoi impostare i
client su diversi dispositivi, non è gradito ai controllori!
Mentre cercavo il link al video di Ugo Mattei, mi sono accorto che questa volta, forse dopo
la pubblicazione del mio ultimo video e relativo articolo di tre giorni fa, sempre sul controlo mentale,
non sono più stato riconosciuto da youtube sul browser del PC.
Forse adesso è iniziata una nuova guerra dei controllori contro di me!
Forse sono proprio io, che non piaccio loro!
In ogni caso, io ho sollevato un problema, sta a Voi trarne le conclusioni. In che cazzo (si potrà dire?)
di mondo viviamo?
Qualcuno suggerisce una navigazione sicura e anonima con la cipolla (Tor browser), che utilizza
una serie di link dinamici e casuali, tra diversi nodi di rete, motivo per cui non si
è identificati in nessuna maniera, nemmeno come indirizzo IP, rimbalzando questi fra i nodi di cui
sopra. Ma non risolve il problema da me sollevato di google e youtube ai quali non bastano
username e password per essere identificati!
Sono solo io che vedo una follia in questa pretesa?
Qualcuno recentemente mi ha suggerito di rendere HTTPS il mio sito web.
Quest'ultima cosa nulla ha a che fare con la navigazione e con il problema sollevato da
questo articolo. La differenza tra HTTP e HTTPS, sta appunto in quella "S" che
sta per sicurezza del protocollo di trasferimento dei dati, alla richiesta della pagina da
caricare. Per sfatare un mito metropolitano, quella SICUREZZA non è una garanzia per l'utente
che domanda la pagina web nella rete, ma più per l'host, in special modo quando
nella stringa trasmessa dal protocollo, ci sono dati sensibili che coinvolgono i DATABASES,
quali password e user: nel protocollo TLS o SSL, tutta la stringa trasmessa viene
criptata, quindi risulta indecifrabile ad eventuali hackers in ascolto,
mentre nel protocollo HTTP, tali dati vengono trasmessi in chiaro. Tutto questo, a parer mio
ricalca la storia del citato produttore di virus e di anti-virus.
Ma ancora, dulcis in fundo, tanto internet, quanto Tor browser, sono di provenienza
militare, per cui, nel momento in cui sono stati resi pubblici, usufruibili da tutti,
credo risulti evidente ad un bambino, che ci hanno dato una cosa, che non potrà mai essere
considerata sicura dal NOSTRO punto di vista, in quanto chi lo ha messo a disposizione
ne conosce tutti i segreti.
Purtroppo mi tocca sempre fare la parte di colui che svela dei segreti che possono annichilire, ma
giuro che non è colpa mia se la realtà è questa!
Vi abbraccio tutte e tutti.
Claudio Chicco.
[1] «[...] Di modo che Barkilphedro tra
due religioni si trovò con l'anima a terra. Non è una cattiva posizione per
certe anime rettili. Vi sono strade che non si possono percorrere che strisciando. [...]
Aveva inoltre l'abilità delle termiti di saper fare un foro
dal basso verso l'alto. [...]
Josiane [sorella della regina Anna n.d.r.] prese a benvolere quell'uomo che aveva miseria e
spirito, due cose commoventi. Lo presentò a lord Dirry-Moir, gli diede ospitalità nelle stanze
della servitù, lo tenne come uno di casa, fu buona con lui, e qualche volta perfino gli parlò.
[...] C'è una cosa urgente sopra tutte: mostrrsi ingrati.
Barkilphedro non vi mancò.
Avendo ricevuto tanto bene da Josiane, non ebbe naturalmente che un pensiero: vendicarsene.
Aggiungiamo che Josiane era bella, alta, giovane, ricca, potente,
illustre e che Barkilphedro era brutto, piccolo, vecchio, povero, protetto, oscuro; cosa di cui
doveva pur vendicarsi. Quando si è fatti di tenebre, come perdonare
tanta luce? [...] Barkilphedro non aveva che una cosa a proprio favore:
un ventre enorme. Un ventre enorme passa per un segno di bontà, ma
in Barkilphedro esso accentuava la sua ipocrisia. Perché egli era molto cattivo. [...]
Il foro era fatto; la termite era riuscita. Barkilphedro
avvicinava la regina: era quello che voleva.
Per fare la propria fortuna? No, per disfare quella degli altri. Felicità più grande,
perché nuocere è gioire. Avere in se' un desiderio di vendetta,
vago, ma implacabile, e non perderlo mai di vista, non è da tutti. Barkilphedro aveva
questa fissazione. Il suo pensiero aveva la presa tenace del mastino; sentirsi inesorabile
gli dava un senso di soddisfazione feroce. Purché avesse una preda sotto i denti, e nell'anima una
certezza di mal fare, nulla gli mancava. Era lieto di aver freddo nella speranza
dell'assideramento altrui. La cattiveria è una ricchezza.
L'uomo creduto povero, e che lo è effettivamente, ha tutta la propria ricchezza in malignità
e la preferisce a tutte. Tutto sta nell'essere contento. Fare una cattiva azione,
che è come farne una buona, vale più del denaro. [...]
Chi era questo Barkilphedro? Tutto quello che vi è di più piccolo e più terribile:
un invidioso. L'invidia è una cosa che trova sempre posto a
corte. La corte abbonda di impertinenti, di sfaccendati,
di ricchi fannulloni affamati di pettegolezzi, di cercatori d'aghi nelle balle di fieno,
di dispettosi, di schernitori scherniti, di poveri di spirito, che hanno bisogno della
conversazione di un invidioso. Che sollievo sentir dire male
degli altri! L'invidia è una buona stoffa per fare uno spione.
[...] La condizione principale di questa potenza è la
piccolezza. Se volete essere forti, restate piccoli. Siate il niente. Il serpente
in riposo, arrotolato, rappresenta insieme l'infinito e lo zero.
Una di queste fortune viperine era capitata a Barkilphedro.
Si era insinuato dove voleva.[...]
L'orecchio dei re non appartiene ai re, ragion per cui, questi poveri diavoli, in
fin dei conti, sono poco responsabili. Chi è padrone del proprio pensiero non è
padrone delle proprie azioni. Un re obbedisce.
A che cosa? A una qualsiasi cattiva anima che dal di fuori
gli ronzi nell'orecchio, oscura mosca nell'abisso.
Il ronzio ordina; un regno è un dettato. [...]
Barkilphedro era così sorridente, così accomodante,
così incapace di prendere la difesa di chicchesia, così poco devoto in fondo, così brutto,
così cattivo, che era naturale che un personaggio reale arrivasse al punto di non poter fare a
meno di lui. Quando Anna ebbe conosciuto Barkilphedro, non volle altro adulatore.»
Aldo Garzanti Editore, 1976 - I Grandi Libri. Pag. 219-231.
L'occhio attento rileva in queste righe sia l'indiscutibile grandezza del narratore, sia
la mano (nera) della massoneria sottostante.
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Scrivere è esternare il proprio pensiero agli altri, al di là del tempo e dello spazio che ci separano.
Il pensiero non è un prodotto finito, ma un processo in divenire, sempre incompiuto e perfettibile.
Scrivere è un contributo a migliorare questo nostro Mondo.
Pensare un mondo migliore è un atto d'amore verso gli altri.
Pensare in tanti un mondo migliore è già un 50% della sua realizzazione.
Giovanni
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