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Come è potuto accadere?
Martedì 19 luglio 2022
Quando mi domando «come è potuto succedere?» mi imbatto in una risposta
banale: «ce lo siamo voluti con la nostra stupidità, la nostra rigidità, la nostra mancanza di auto critica
e l'incapacità di tornare sui nostri passi una volta che ci siamo resi conto di aver imboccato un sentiero
«sbagliato». Eppure chiunque vada come me in montagna, nella natura, sa benissimo che succede più spesso
di quanto siamo disposti ad ammettere, che un sentiero largo, promettente, vada a morire in un prato:
lo scopo di quel sentiero era arrivare lì, contraddicendo il famoso detto che tutte le strade portano
a Roma. E in quei casi, occorre fare la strada a ritroso fino ad individuare il bivio dove abbiamo
sbagliato strada e spesso le biforcazioni sono parecchie e la strada da fare in salita.
Di più ancora: abbiamo collaborato affinché accadesse deridendo chi ci avvertiva che che quel sentiero
andava a morire nel prato. «Ma non vedi come è larga questa strada e facile, tutta in discesa?»
Ovvio che quella della strada sbagliata è soltanto una metafora sfruttata anche dalle religioni:
non è quasi mai la strada facile che conduce al Paradiso.
Il meccanismo psicologico che consente di "abbandonare la strada sbagliata per cercare quella corretta"
passa attraverso realizzazioni che non sono una passeggiata per chi ha un ego importante. Occorre
umiltà per ammettere di avere sbagliato, ma ammettere di essersi ingannati è
un colpo ancora più duro per il nostro orgoglio, la nostra presunzione, sopratutto quando diventa
palese da ogni dove che l'inganno è grande e poteva essere evitato con una maggior disamina dei dati a
disposizione, magari su fonti diverse dal TG1. Ovvio
che non parliamo più del vicolo cieco nei boschi.
Devo raccontare un aneddoto finito malissimo, di una persona che per me è stato un maestro di pesca
e di vita, ma questa seconda cosa è avvenuta più inconsciamente dell'altra. Ero piccolissimo, meno che
adolescente, quando mio padre mi iniziò a questa attività che era la sua passione insieme al suo
amico, che aveva lo Zen della pesca sportiva con la canna. Oltre a questo era una persona carismatica,
una di quelle persone che tengono banco con la conversazione, con una bella parlantina, anche se
infiorettata di bestemmie usate come interiezioni, esclamazioni, punteggiature ed evidenziatori
dei concetti. Non credo che il Buon Dio si offenda davvero di queste parole vane, usate con leggerezza,
anche se sono piene di epitteti colorati e anche, a volte disgustosi, ma all'inizio a me bambino
creavano un grandissimo lavoro di riparazione, come insegnatoci al catechismo, con i
«SialodatoGesùCristo», che da piccolissimo mi sembrava una parola sola di cui non comprendevo
pienamente il significato. Chiedo venia ma in casa mia si parlava solo piemontese e scoprire a
tre anni che esisteva un'altra lingua per comunicare con le suore, che andavano salutate con quella
medesima parola, a cui la controparte doveva rispondere «Sempre sia lodato», già più comprensibile
dopo aver scoperto i primi significati di quella buffa lingua non nostra.
Crescendo, vuoi per la curiosità sui discorsi, che a volte sfioravano anche discorsi piccanti che
andavano a stuzzicare una pubertà nascente, dalla mia posizione sul sedile posteriore della 600
di mio padre, con la testa appoggiata al guadino che sapeva di pesce. lottando tra sonno e curiosità,
feci un po' meno caso alle interiezioni dell'uomo
e maggiormente al succo delle storie e aneddoti. Ma la persona era da ammirare per il suo dono che
a lungo è stato per me quello principale, i risultati del quale erano che lui tornava sempre a casa
con dei grossi pesci, anche quando mio padre ed io avevamo nel retino solo pescetti piccoli
da fritture. Il che rendeva tutto quello che costui aveva da insegnare sulle tecniche di pesca,
interessante ed indiscutibile.
Come ogni persona carismatica, era assai sicuro di se', che non è da tutti, probabilmente in virtù
del successo sociale di questi tipi e questo fatto alimenta un tantino la presunzione della
gente. Pur non essendo un tratto solamente negativo essere sicuri di se', aumenta la presunzione
della gente, solitamente a spese dell'umiltà e le persone con questi tratti, non riescono a fare
marcia indietro ed ammettere di essersi sbagliate, in una occasione come in tutta la vita, il che
è ancora peggio.
La conclusione tragica, per abbreviare una storia che potrebbe essere comune a molte persone, fu
dovuta al materialismo e all'attaccamento a beni materiali. Aderiva anche al "comunismo",
che nasce proprio da una filosofia conosciuta come materialismo dialettico. Sicuramente non era un
filosofo in grado di apprezzare queste sottigliezze tra materialismo e spiritualismo. Era uno che
a parole poteva anche essere definito «mangiapreti» per il suo anti-clericalismo, che spiegherebbe
l'uso smodato di bestemmie, ma a quei tempi era molto di moda. Oggi non più, segno che le cose
dello spirito non vengono più considerate dai "moderni".
Già anziano, ma autosufficiente ed autonomo, subì una delle cosiddette "truffe ai danni degli
anziani" perdendo ingenuamente, forse per troppa fiducia in qualcuno magari carismatico
quanto lui, ma con truffaldine intenzioni, una parte forse consistente di risparmi di tutta una
vita. I figli, come sempre accade in questi casi, lo rinchiusuro in un ospizio per anziani (ora si chiamano
RSA), nel quale il suo spirito libero non seppe stare rinchiuso e scese in un sol colpo tutti
i piani dell'edificio, saltando da una finestra.
Questa storia di una persona che stimavo e stimo forse ancora di più per il messaggio del suo
gesto estremo, ma non voglio qui addentrarmi nel discorso sull'eutanasia, andava raccontata perché
mi rodeva dentro e comunque testimonia che chi «ha le palle nella vita le ha anche alla fine»
senza bisogno di preparare il terreno, come stanno facendo i Radicali ed i deboli alla morte di
stato. Spero che questo non passi come la lode e l'istigazione al suicidio come nel romanzo
di Dostojewsky.
Non c'è bisogno di spiegare che l'aneddoto si adatta molto bene a coloro che hanno
aderito fin dai
primi momenti alla narrativa ufficiale della psico-fanta-pandemia mediatica. I più sicuri di se'
troverebbero migliore morire di tutti gli accidenti che stanno accadendo ai tri-sierati, che ormai
stanno trapelando in ogni dove, piuttosto che ammettere pubblicamente la fatidica frase che li
porterebbe a tornare sui loro passi a cercare il sentiero della VERITÀ: mi hanno ingannato,
proprio IO che sono così intelligente, accorto, sicuro di me. Molto meglio la morte,
piuttosto che l'onta.
Vi abbraccio tutte e tutti.
Vi voglio bene.
Claudio.
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Giovanni
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