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L'assuefazione alla progressione della dittatura
Domenica 27 marzo 2022
Ieri mattina sono dovuto scendere a valle e ho trovato, all'indirizzo di residenza un
"avviso di giacenza" di raccomandata. Panico: sarà una contravvenzione, una
comunicazione importante dell'Agenzia Entrate...
Ma io non posso andare a ritirarla. Quelli come me non sono ammessi all'ufficio postale.
Tutto normale, no! Vi ricorda qualcosa? Sì, vagamente, io personalmente non l'ho vissuto,
ma me lo hanno raccontato, l'ho letto nei libri, nelle testimonianze di chi c'era:
fu la posizione degli "ebrei" dopo la promulgazione delle "Leggi
razziali" nel 1938.
In un primo momento prevale la razionalità pratica: devo trovare il modo di andare a
ritirare la mia raccomandata. Mia moglie ha il GP per guarigione valido e si
offre di andare lei a ritirarla, ma non l'ha sul telefono ed ha un foglio che ritiene
essere il suo GP. La prima difficoltà consiste nel compilare la delega: serve una penna.
Guarda in tutte le tasche e nei ripostigli dell'auto, ma nulla, nessuna penna.
Mi viene in mente l'immagine del mio marsupio lasciato appeso all'attaccapanni in
casa e torno col pensiero a mentre stavo partendo, quando una vocina sembrava dirmi
«Prendilo» e la parte razionale di me rispondeva «non mi serve». In effetti se dessimo
retta all'intuito saremmo sempre un passo più avanti, ma purtroppo non lo facciamo quasi mai.
Alla fine dal fondo della borsa di mia moglie emerge una Bic che un tempo era stata nuova,
il cui cannello dell'inchiostro è totalmente pieno...ma non scrive: sfrega e rifrega
su un foglio di carta e niente, penna defunta.
Bisogna andare a comprarne una. È sabato e occorre fare la fila dal tabaccaio.
Ma dopo una mezzora, dalla decisione di fare la delega e ritirare siamo davanti all'ufficio
postale a compilare la delega. Seconda difficoltà: bisogna mettere il numero della carta di
identità del delegante e del delegato. La mia è di vecchio tipo e il numero è
chiarissimo, davanti e dietro. Quella di mia moglie è del nuovo tipo e di numeri
ne ha parecchi, uno diverso dall'altro. Presa una decisione mia moglie si avvia
ma ritorna a vuoto. Il foglio che aveva somigliava alla stampa del GP, ma era un'altra
cosa.
Giunto a questo punto, la parte emotiva di me, che ancora possiede la dignità
ed il coraggio di insorgere di fronte ai soprusi, di incazzarsi quando ci vuole,
decide che un sotterfugio per ottenere la fottuta raccomandata non sarebbe
nemmeno soddisfacente: occorre un atto che renda giustizia e razionalità,
negata dalla norma assurda quanto ridicola. «L'impiegata» dice mia moglie
«mi è venuta vicino a vedere il foglio che non era riconosciuto dalla macchina,
lo ha preso in mano, lo ha guardato bene e me l'ha restituito dicendo che
non era un GP».
Riflettiamo un attimo su questa scena e ragioniamo sulle "norme per
contrastare la diffusione del covid", come mi dirà poi al telefono la
carabiniera. L'accesso all'ufficio col cosiddetto GP serve a tenere fuori
i possibili ammalati. Accesso consentito soltanto ai sani, certificati. La certificazione
della salute è del tutto assurda, in quanto una persona può essere malata e ancora
non lo sa. Il contatto contagioso come avviene? Con la vicinanza? Con il contatto da
pelle ad oggetto? Con lo spargimento di goccioline di fluidi?
Tutto è possibile, ma se rivediamo la scena dell'impiegata che si avvicina a mia
moglie, prende in mano il suo foglio, tutte le regole di prevenzione sono già
state violate, quindi, a quel punto, cosa costava guardare l'avviso di giacenza
e consegnare la raccomandata?
Non è colpa dell'impiegata, ma il sistema telematico è stato progettato appositamente
non già per sveltire il disbrigo delle pratiche come quella di consegnare raccomandate
in giacenza, ma per porre ostacoli: non più l'essere umano dotato di "buon
senso" decide di volta in volta cosa è meglio fare, ma il sistema digitale,
ossia un sistema che possiede soltanto lo zero e il non zero, il sì oppure il no.
Solo la macchina può decidere se fare o non fare una determinata operazione a seconda
della presenza o meno del pre-requisito, il GP.
Questa cosa è folle, ma ancor più folle è accettarla, che significa avallarla, renderla
valida in quanto divenuta prassi comune, "normale", fanno tutti così
quindi va bene. Dal punto di vista del buon senso, il pericolo del contagio c'è già stato
nell'avvicinarsi dell'impiegata e nel toccare il foglio di mia moglie, quindi, a quel
punto cosa sarebbe cambiato ai fini della prevenzione del covid, fare un altro passettino e
consegnare la raccomandata da una posizione di sicurezza dietro uno schermo di plexiglass?
Per terminare il racconto di quella che è stata la mia reazione emotiva, che mi ha cambiato
l'obiettivo, devo dire che a quel punto
non mi interessa più recuperare la mia raccomandata con un sotterfugio, ma rivendicare il mio
diritto a poterlo fare e, facendo questo, rivendicare il diritto di tutti a poterlo fare in
libertà e uguaglianza, per le generazioni a venire. Dunque, siccome in rete tutti mostrano
come far valere i propri diritti, chiamo il 112. Dichiaro che la mia non è una emergenza e
spiego il problema, quindi mi viene passata la caserma dei Carabinieri di Beinasco. La donna che mi
risponde mi interrompe più volte, facendomi una tirata che non finisce più, quando le dico
che «io sono un cittadino di serie "B", come un ebreo negli anni quaranta» con un lungo,
maleducato sproloquio che interrompe il mio discorso, «non esistono cittadini di serie "A"
e di serie "B" ed è del tutto fuori luogo fare questo tipo di paragoni con quel periodo
storico, ma, di fatto basta delegare una persona munita di GP». Non le sembra strano che ad alcuni
cittadini siano proscritti, sia vietato loro l'ingresso in certi luoghi «perché le norme per la
prevenzione del covid sono esattamente queste». Non mi è venuto sul momento di domandarle se, come
Carabiniere abbia giurato sulla Costituzione Italiana oppure sulle norme per la prevenzione dl covid.
Di domandarle se delle norme o leggi in contrasto con la Costituzione che ha giurato di difendere
siano legittime o meno.
Chiudendo la telefonata dicendo che avrei voluto fare un esposto sulla negazione di un mio diritto,
contemporaneamente mi rendevo conto dell'inutilità della cosa: che senso ha fare un esposto di fronte
ad un muro di gomma? Sentito il ragionamento della carabiniera, ho capito che il sistema è compattato
dall'assuefazione alla rinuncia dei diritti per paura della morte. Una propaganda martellante
ci ha resi folli di paura e, come già ribadito altrove, l'emotività ha un impatto disastroso sulla
ragione e sulla presa di decisioni. Siamo tutti colpevoli perché in una certa misura abbiamo obbedito
a regole folli, senza pensare alle conseguenze di quella cieca obbedienza. Abbiamo obbedito per
quieto vivere, mettendo la mascherina perché l'avevano tutti, prima ancora che fosse obbligatorio
metterla, per non far discussioni inutili. Alcuni sono stati così obbedienti e creduloni, da indossare
la mascherina in auto da soli o facendo l'amore col partner. Altri si sono spinti oltre
esigendo come un loro diritto, che la indossassero anche gli altri che non la ritenevano
una misura precauzionale utile.
Cara la mia carabiniera, il paragone con gli anni quaranta è del tutto lecito perché il momento
che stiamo vivendo è identico a quanto successo negli anni quaranta del secolo scorso. Posso spiegarlo
soltanto con una metafora olfattiva, mi si perdoni. Quando stiamo cagando, più a lungo ci soffermiamo
in bagno, meno sentiamo la puzza. È un fenomeno che si chiama assuefazione al quale sono
soggetti tutti i nostri sensi, ma anche la nostra mente.
Ed è un fenomeno anche molto pericoloso.
Ieri avevo fatto dei video su questo argomento. Pensavo anche di coinvolgere un amico, che
però non ha reagito come mi aspettavo. Ma nemmeno i video girati nei boschi mi sono venuti
tali da rendere bene quanto mi è successo, che se me lo avessero raccontato tre anni fa
avrei deriso il fabulatore. Così, per stavolta, dovete accontentarvi della mia lettura di
questo articolo.
Vi abbraccio tutte e tutti.
Vi voglio bene.
Claudio.
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Pensare in tanti un mondo migliore è già un 50% della sua realizzazione.
Giovanni
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