"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda."
Horacio Verbitzky

Blog di Giovanni Chifelio

La proprietà letteraria degli scritti riportati in questo sito è di Claudio Chicco, Via Roma, 30 PAESANA (CN), il quale ne permette la la citazione di brani, citando fonte ed autore e NON ne permette il SUNTO, se non in una versione concordata con l'autore. Per questo fine usare l'apposito form " contatti". Gli articoli pubblicati nel sito possono essere non attendibili. Non mi assumo alcuna responsabilità per contenuto degli articoli di altri autori. La responsabilità dei testi e del loro contenuto è unicamente dei rispettivi autori. Eventuali commenti postati sono a responsabilità di chi li ha postati.
Questo sito NON viene aggiornato con regolarità periodica, per cui NON può essere considerato una testata giornalistica di informazione. Quello che viene espresso dall'autore è libera opinione dello stesso autore, garantita come diritto dall'Art.21 della Costituzione Italiana.

La psicologia sociale secondo atto.
Domenica 18 aprile 2021

     Riprendo il discorso iniziato nell'articolo precedente, per spiegare ulteriormente come sia stato possibile fare credere alla gente cose che non hanno alcun riscontro nella realtà.
     Mi ripropongo di spiegare meglio il famoso e discusso esperimento di Stanley Milgram, al quale ho soltanto accennato nel primo articolo e parlare del film di Bernardo Bertolucci Il Conformista del 1970[1], citato come esempio, sempre nel manuale di Psicologia Sociale, nel capitolo L'influenza sociale[2], dove gli autori tentano di individuare se esistono persone con caratteristiche che li rendono più o meno portate al conformismo sociale, anche per scoprire quali siano i tratti della personalità che favoriscono la resistenza ai fattori di influenza e la spinta all'indipendenza ed all'anticonformismo, proprio perché l'esperimento di Milgram [1965] rivela le caratteristiche drammatiche dell'obbedienza all'autorità. Ma anche il conformismo alla maggioranza potrebbe avere risultati nefasti come raccontato nel film di Bertolucci, ambientato in un periodo storico assai simile a quello che stiamo vivendo ai giorni nostri.

Stanley Milgram [1965]

     «[...]la ricerca [in psicologia sociale n.d.r.] si è a lungo occupata del fenomeno della obbedienza distruttiva, vale a dire quel comportamento umano orientato a prestare obbedienza ad ordini lesivi della proprietà o delle persone.

Sconvolgenti risultati dell'esperimento Milgram.

Molte atrocità commesse da militari e polizia sono infatti il risultato di ordini ricevuti, e anche nel caso che i soldati o i poliziotti siano personalmente contrari alla violenza, purtuttavia finiscono per obbedire. [...] Un simile fenomeno di obbedienza potrebbe egualmente verificarsi [...in ] qualsiasi altro paese dei giorni nostri? Prima di dare una risposta, mettetevi nei panni dei soggetti adulti di sesso maschile nel drammatico esperimento sulla obbedienza alla autorità condotto da Stanley Milgram [1965].
     Vi offrono 4 dollari e mezzo all'ora per partecipare ad un progetto di ricerca presso una prestigiosa istituzione educativa (Università di Yale). Arrivate al laboratorio e si unisce a voi un secondo partecipante, un signore di mezza età, corpulento e dall'aria dimessa. Vi viene detto che l'esperimento verte sugli effetti prodotti dalle punizioni sull'apprendimento, e nell'esperimento dovete lavorare insieme, uno come insegnante e l'altro come colui che apprende; vien fatto un sorteggio e scoprite di aver avuto fortuna: voi farete l'insegnante, evitando in questo modo la punizione inflitta all'«allievo» e cioè scariche elettriche. Vi viene mostrato il generatore delle scosse: un grande pannello con una serie di trenta pulsanti, tramite i quali le scariche vengono somministrate all'«allievo» ogni qual volta questo commette un errore nel compito prestabilito. Ogni pulsante somministra una scarica elettrica di intensità progressivamente maggiore. Quello più bassoè di 15 volts, ed ogni altro regola la scarica di 15 volts in più, fino ad arrivare ad un massimo di 450 volts. I pulsanti vengono contrassegnati, oltre che da numeri, da cartellini indicatori: quello più debole porta l'indicazione «shock leggero», mentre uno dei più potenti reca il contrassegno «shock estremamente pericoloso». Dal momento che l'allievo deve fare una prova di memoria, si presume dobbiate somministrare una scarica di 15 volts al primo errore, una di 30 al secondo, eccetera. Perché vi rendiate conto degli effetti delle scariche, vi faranno provare una scarica piuttosto dolorosa di 45 volts [all'insegnante, colui che somministra le punizioni n.d.r.]. L'allievo viene quindi assicurato ad una sedia nella stanza accanto, e gli vengono applicati elettrodi ai polsi.
     Egli si dimostra a questo punto piuttosto inetto , e voi vi accorgete ben presto di essere passati dai 15 ai 45 volts. Quando somministrate 75 volts, l'allievo emette un lamento e dà segni di protesta; man mano che accrescete le scariche verso i 150 volts, le sue reazioni di pena aumentano di intensità, finché urla che vuole smettere. Presto cessa di rispondere, e comincia a battere contro il muro ogni volta che gli arriva una scarica. Arrivati ai 330 volts, non dà più segni di risposta; in un momento precedente egli aveva fatto riferimento a problemi di cuore: è possibile che abbia avuto un attacco? Ogni volta però che esprimete un dubbio sulla procedura, lo sperimentatore insiste che continuiate [...]
     La «vittima» dell'esperimento era un colllaboratore di Milgram [...] nessuno shock elettrico veniva somministrato [...]»[3]

     Appare ovvio che l'oggetto dello studio, la cavia non era l'allievo ma l'insegnante.
     Ora sono sicuro che per i dissidenti come me appare immediatamente chiaro il motivo per cui ho voluto dilungarmi sull'esperimento di Milgram, mentre per quelli che ho definito nel mio articolo precedente i "credenti" nella pandemia, [ma che in realtà sono anche sacerdoti officianti di questa nuova religione, sono complici di questa truffa ai danni del popolo, bisogna dirlo forte e chiaro] il collegamento rimane oscuro: occorre che i neuroni del nostro sistema nervoso siano connessi tra di loro per fare i giusti collegamenti tra i fatti apparentemente scollegati o apparentemente fuori contesto.
     Per questi ultimi devo riportare ancora qualche riga dal manuale di psicologia sociale.

     «Secondo molti psicologi sociali il manifestarsi della conformità e dell'obbedienza costituisce un serio problema. Non può esistere una società libera, dicono, senza l'espressione di una opposizione contro la maggioranza e contro l'autorità. Quando l'individuo tradisce i propri veri sentimenti e cede alle pressioni esercitate dai gruppi sociali o dall'autorità, si è fatto il primo passo verso la tirannia.»[4]

     Probabilmente il mio sbaglio come scrittore, autore di questo sito, è stato quello di "cortocircuitare" (mi si passi il neologismo biologico), per l'elaborazione dell'informazione,

Esiste un rimedio, un vaccino per
fermare subito questa follia:
SPEGNERE SUBITO QUESTO AGGEGGIO
E TENERLO SPENTO.

dal neurone numero uno al neurone numero quattro, cosa che mi sembrava elementare, fin dall'esordio di questo mio sito tanti anni fa, ma che evidentemente così non è per gli ipnotizzati televisivi. La cosa era ovvia per me che ho smesso di seguire telegiornali dal 1992 o giù di lì, mentre meno ovvia è per coloro che ancora li seguono e CREDONO a quanto l'arma finale di Bonvi per le "Sturm Truppen", riversa nei loro cervellini ogni santo giorno. Quanti ancora CREDONO che quell'apparecchio dica loro la VERITÀ su quanto sta accadendo in questo momento in Italia e nel mondo, nonostante molti LIBERI RICERCATORI come il sottoscritto e tanti altri lavorino e studiino incessantemente, per tentare di salvare più gente possibile da questa follia sociale, senza secondi fini o tornaconto personale, anzi, spesso pagando di tasca propria le spese per la diffusione di una «espressione di una opposizione contro la maggioranza e l'autorità» al fine di preservarci tutti quanti dalla tirannia. Non è difficile che anche i cervellini ridotti di dimensione dalla televisione arrivino anche loro dove siamo arrivati noi, che abbiamo scelto di schierarci diversamente da voi. Basta fare l'atto di umiltà che abbiamo avuto il coraggio di fare noi, che consiste in un ragionamento semplicissimo:

     «È possibile che la maggior parte delle cose che abbiamo imparato siano sbagliate?»

Esiste un numero infinito
di leonesse e leoni che vi hanno
avvertiti dell'inganno e non
gli avete dato retta.

    «È possibile che siano state deliberatamente insegnate errate?»
     «Il mio essere, me stesso, la mia personalità non ne escono sminuite se mi accorgo di essere stato ingannato su tutta la linea, anche se è arduo doversi re-inventare e riscoprire tutto. Basta mettersi in discussione, il che non significa essere insicuri, ma semplicemente fregarsene della maggioranza e dell'opinione altrui. Rispettandola, ma senza lasciarsi condizionare.»

     Non occorre essere Buddha ed avere l'Illuminazione per capire l'inganno globale. Nessuno vi ha costretti ad indossare la mascherina in auto da soli o sui sentieri di montagna, a rimanere chiusi in casa, a procurarvi autocertificazioni del tutto illegali, a disinfettarvi le mani ad ogni piè sospinto, magari creando a voi stessi problemi topici, a vaccinarvi con un vaccino sperimentale. Avete fatto i delatori ai vostri vicini che festeggiavano in sei più uno, allo stesso modo in cui i delatori hanno fatto scovare gli ebrei alle SS: come avrebbero fatto a rovistare tutte le case? E avete fatto entrare in casa vostra i Vigili Urbani (che lo dico e lo ripeterò all'infinito sono i peggiori di tutti, mentre ho la massima stima per i Carabinieri) allertati dai delatori, senza un mandato firmato dal giudice, cosa assolutamente inammissibile dal diritto.

     Siete voi che avete fatto tutte queste cose, senza coercizione! Ed in questo modo avete creato dei precedenti, che sono pericolosissimi per la Libertà di tutti.

    Passiamo ora ad un articolo che mi piace molto e che svela l'arcano di come, gli psicotici veri, i credenti, additino noi "risvegliati" come psicotici.

Alcuni periodi tratti da "Le pietre nel cervello" di Livio Cadè

     Si credeva un tempo che a causare la follia fosse una pietra che premeva sul cervello. Perciò si apriva chirurgicamente il cranio per trovarla e rimuoverla, quasi fosse un calcolo biliare. Ma nessuno trovò mai in quelle povere teste scoperchiate il sasso della pazzia. Col senno di poi ci è facile giudicare quei cerusici più dementi delle loro vittime inutilmente torturate. Già Erasmo diceva dei medici che "i n questa professione quanto più uno è ignorante, avventato, leggero, tanto più è considerato".
     In realtà ogni uomo soffre di una qualche forma di pazzia. La nostra mente fa esperienza del mondo attraverso un'elaborazione psicotica, la nostra stessa ragione è un sistematico delirio. È ciò che, con un termine orientale, potremmo chiamare 'Maya'. Viviamo e ci muoviamo in una sorta di film o sfera allucinatoria in cui proiettiamo tutte le nostre illusioni riguardo alla realtà, ai valori, agli scopi e ai significati dell'esistenza. Uscire da questa bolla psicotica e vedere la nuda realtà -quello che si dice illuminazione– è privilegio di rarissime nature mistiche.
     [...]da più di un anno è in corso un allarmante fenomeno antropologico, ossia il nascere e il rapido svilupparsi di un'allucinazione collettiva. La sintomatologia di questa recente psicosi, (detta Psicosi Pandemica o PP ma anche, volgarmente, pandemenza) presenta un complesso di gravi disturbi fobici e paranoici. Tale quadro morboso sta assumendo un ruolo sempre più determinante nelle nostre vite, inglobando o prevaricando ogni precedente psicosi. Vi si mescolano confusamente trame apocalittiche e soteriologiche, manie di contaminazione e purificazione, e varie ossessioni trasferite da un piano mitico e religioso a uno laico e sanitario.
     Leggi tutto ...

     Il conformista, film di Bernardo Bertolucci [1970].

Scena dal film Il conformista 1970
di Bernardo Bertolucci.

     «La personalità conformista esiste davvero? In un film molto interessante, diretto da Bernardo Bertolucci, Il conformista, si racconta la storia di un individuo che da giovane ha assassinato l'uomo adulto che l'ha sedotto. A causa del suo penoso segreto, egli si sente alienato dal mondo normale, e per allentare il suo senso di colpa, cerca di conformarsi in tutto e per tutto alle regole culturali vigenti. Dal momento che vive nell'Italia fascista, ne diviene un fedele seguace. Il partito gli affida il compito di assassinare un amico, un professore di filosofia che vive a Parigi insieme alla bellissima moglie. Il film descrive il profondo conflitto di quest'uomo combattuto tra l'ossessione conformistica e i profondi sentimenti di amicizia che lo legano al professore e alla moglie.
     Questo film solleva problematiche molto importanti sul fenomeno del conformismo nella nostra società. [...] nel caso del fil di Bertolucci, per esempio, il protagonista cerca di ridurre i propri sentimenti di colpa. Questo punto di vista collima con il risultato di ricerche da cui risulta che gli individui con un basso livello di autostima hanno un comportamento più conformistico di quelli con maggiore sicurezza di se stessi [De Charms e Rosembaum 1957; Rosenberg e altri 1960]. Le persone dotate di minore sicurezza sono infatti motivate dal bisogno di una maggiore sicurezza. Altre ricerche hanno dimostrato che gli individui con un alto bisogno di approvazione, tendono a conformarsi con maggior prontezza di coloro che dimostrano un basso livello di approvazione; in questo modo essi cercano di acquisire benevolenza da parte degli altri. Inoltre quelli che si collocano ad un livello alto della scala F delle tendenze autoritarie (vedi capitolo quarto) hanno maggiore tendenza alla conformità di quelli che ottengono un minor punteggio; la personalità autoritaria si conforma in quanto tende a rispettare le convenzioni senza porre domande.
     La conformità, dunque, appare prima di tutto un mezzo per assecondare una varietà di bisogni psicologici. Se accettiamo questa impostazione, l'esistenza di una «specifica personalità di conformista» sembra essere molto improbabile.»[5]

     Dunque per la psicologia sociale non esistono individui tendenzialmente conformisti, ma piuttosto individui che cavalcano l'onda per bisogni spacifici propri. Questo ci dà una grande speranza: significa che conformismo e obbedienza sono reversibili, cosa che non possiamo dire per le Libertà e i diritti che abbiamo consegnato spontaneamente nelle mani dei tiranni senza coercizione, senza pensarci. Riflettiamo su questo!

Intervista a Gianluca Magli autore del libro su Goebbels

     Ma la psicologia sociale ha altresì individuate caratteristiche di resistenza ai fattori di influenza.

     «[...]gli sperimentatori hanno approntato ricerche sul comportamento indipendente, vale a dire quel comportamento con il quale ci si impegna a resistere ai fattori di influenza sociale allo scopo di poter conseguire il proprio obiettivo. Viene di solito introdotta una distinzione tra indipendenza e anticonformismo; quest'ultimo termine si riferisce a quel comportamento in cui la diserzione dalle regole del gruppo e da quelle della figura autoritaria diventa un fine in se stesso. Noi ci occuperemo di indipendenza, piuttosto che di anticonformismo.
     Fattori psicologici della spinta all'indipendenza
     La resistenza manifestata dall'individuo verso la pressione alla conformità fa leva su diversi fattori: il proprio credo, ad esempio, o i principi etici e l'impegno sociale, sono tutte motivazioni importanti. Alcuni psicologi ritengono però che tale resistenza possa scaturire da bisogni psichici profondi. Vediamo le seguenti due possibilità: il bisogno di sentirsi libero e il bisogno di sentirsi unico. [...] agiscono nell'individuo profonde e solide motivazioni a salvaguardare la propria libertà di scelta. Ogni qual volta è sotto la minaccia di una riduzione della libertà, egli reagisce elaborando una modalità a valenza negativa, chiamata reattività. L'individuo che sperimenta reattività cercherà di ridurla reclamando la propria libertà perduta.
     [...] La censura riduce la libertà dell'individuo, ed è per questo motivo suscettibile di provocare una risposta reattiva; la reattività inoltre può essere ridotta attraverso l'intensificazione del desiderio rivolto al materiale oggetto di censura.

     La censura dovrebbe farvi suonare inoltre qualche campanellino da qualche parte, anche senza aver mai letto nulla di psicologia: per quale motivo, valido o meno, l'autorità in qualunque modo impersonata, ha il diritto di nascondermi qualunque cosa?

     [...] Le condizioni atte a favorire una risposta reattiva sono molteplici:
     1) Maggiore è la paura di perdere la propria libertà, maggiore è la reattività.
     2) Tanto più è importante per l'individuo il comportamento ostacolato, tanto maggiore è la reattività. [...] l'individuo sviluppa resistenza contro i tentativi di condizionamento esterno, anche quando essi provengono da qualcuno che è a lui gradito. Uno studio ha messo in rilievo come anche i favori ricevuti possono provocare reattività. Ricevere un favore, infatti, può voler dire doverlo restituire, e questo obbligo riduce la possibilità di scelta [...].
     3) La reattività è maggiore quando si crede nella libertà dell'individuo.
     Unicità: il bisogno di sentirsi diverso.
     [...] Una delle ragioni per cui la gente desidera essere unica è perché in tutte le società viene dato grande valore a tutto ciò che è raro. [...] L'identità personale sebra fondarsi più su ciò che ci distingue dagli altri che su ciò che ci accomuna. [...] i ricercatori hanno studiato la reazione degli individui nel momento in cui gli viene detto di essere del tutto simili agli altri. In circostanze come queste la maggior parte della gente reagisce con angoscia, con una diminuzione del livello di autostima e con una diminuita considerazione nel confronto di coloro ai quali si è ritenuti somiglianti. [...] Spesso la gente non si accontenta di essere semplicemente diversa: vuole essere migliore almeno in qualcosa.»[6]

Confessioni di un ex dirigente N.A.S.A.

     Bene, direi che a questo punto, abbiamo sviscerato abbastanza bene, dal punto di vista della psicologia sociale, come funzionano i meccanismi di influenza sociale del comportamento dell'individuo, anche se ci sarebbero ancora da analizzare i fattori che fanno di una persona un influencer più o meno valido, ma andremmo troppo oltre a quanto mi ero riproposto all'inizio dell'articolo precedente, ossia tentare di spiegare come si sia costruita una obbedienza mondiale, con pochissimi controlli e scarsa coercizione, fondata sul nulla: una malattia che si riconosce da tamponi farlocchi, con una mortalità inferiore all'1%, strombazzando dati manipolati e facendo leva sulla paura innata di morire.
     Degli psicologi sociali rimarrebbe da dire che molti di essi, i più influenti, sono stati al soldo del potere proprio perché conoscevano i meccanismi di cui si è discusso e potevano quindi fornire le chiavi per condurre in schiavitù tutta la popolazione mondiale. Questo avviene non da oggi, ma da sempre. Conoscendo le note giuste, il pifferaio magico conduce tutti i topolini, o pecore, scegliete voi, dove più gli aggrada, financo al macello, come è stato fatto in passato con guerre e rivoluzioni. La maggior parte di essi andava volontario a farsi ammazzare, pensando di essere un patriota, mentre invece era soltanto uno degli strumenti ignari del malthusianaesimo.
     Oggi, siccome le guerre sono troppo pericolose persino per l'èlite, hanno mutato modus operandi senza smettere di fare quello che hanno cercato di fare da sempre: tenere sotto controllo il numero totale dei "sacrificabili", come ci considerano, con la medicina.
     Vi si dice queste cose da decenni e ancora non capite?
     Allora correte pure a vaccinarvi e buona fortuna!


    

    Note:
    

     [1] https://it.wikipedia.org/wiki/Il_conformista_(film)

     [2] Psicologia sociale di Kenneth J. Gergen e Mary M. Gergen, © 1985 Il Mulino, Bologna. Capitolo X, L'influenza sociale, pagina 485.

     [3] Ibidem, pagine 486 - 489. Grassetto mio.

     [4] Ibidem, pagina 498. Grassetto mio.

     [5] Vedi nota [2].

     [6] Psicologia sociale di Kenneth J. Gergen e Mary M. Gergen, © 1985 Il Mulino, Bologna. Capitolo X, L'influenza sociale, pagine 498-501.

Articolo n.155: psisocial2.php
Sito: chifelio
Tema: 15 - Psicologia sociale
Data: 2021-04-18

_______________________________

Commenta questo articolo.


       Dopo aver premuto "INVIO", verrai reindirizzato ad una pagina nella quale devi postare le lettere delle immagini che appaiono, per dimostrare di non essere un robot.
       Se tutto va a buon fine, verrai nuovamente reindirizzato alla pagina che hai commentato, con in fondo, dopo questo "form", il tuo nuovo commento.

<--Inserisci Commento

Scegli Nome utente (Obbligatorio *)

Cognome
(Se vuoi apparire te stesso!)

Indirizzo email (Obbligatorio * - Tranquillo! NON verrà pubblicato, ne' venduto a scopi commerciali pubblicitari.
La mail la devi mettere in ogni altro blog! Questo sito NON UTILIZZA cookie)

       Tengo molto ad avere commenti e riscontri, anche, soprattutto, da chi non concorda con quanto scrivo.
   Il fatto di dover inserire la mail non ti spaventi: NON SARAI PERSEGUITATO DA NESSUNA "MAILING LIST", ne' tantomeno, la tua mail sarà venduta a scopo commerciale ne' pubblicata.
       Ricordo brevemente le regole base di qualsiasi blog:
       Niente insulti e volgarità (verranno cancellati commenti di questo tipo!).