"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda."
Horacio Verbitzky

Blog di Giovanni Chifelio

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Una preghiera da recitare tutti insieme

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Facciamo il punto sulle nostre paure.
Domenica 27 dicembre 2020

     Introduco questo argomento "PAURA", sulla quale si fonda la sceneggiatura delle nostre vite, che qualcuno ha scritto per noi.
     Eppure dovremmo essere noi a decidere, a dirigere le nostre vite.
     Il breve brano che segue, tratta del giornalismo, perché dai media prezzolati derivano TUTTE le nostre recenti paure. E non soltanto in questo ultimo anno.
     Possibile che nessuno si ponga la domanda cruciale, fondamentale:
     «Come mai, nel panorama mediatico, non appare una sola voce fuori dal coro?»
     Eppure ricordo tempi in cui avevamo delle idiosincrasie sottili: una notizia non era vera se non pubblicata sul nostro quotidiano preferito. Per alcuni era l'Unità, per altri Repubblica, Il Manifesto, L'Avanti...eccetera.
     Poi ci hanno fatto scoprire che la questione politica non era nulla, «A son tuti istess...»[1], diceva mio padre. Ed io, per non avergli creduto allora, ci ho messo anni per arrivare alla sua stessa conclusione, il che mi fa rattristare al pensiero di una generazione, molte generazioni sprecate, soltanto per il puntiglio di non voler credere ai propri padri. Tutta la "pantonima" fondata sull'antitesi "Est vs. Ovest", "Capitalismo vs. Comunismo", era tutta una burla, un teatro a nostro uso e consumo.
     «Divide et impera.»
     Il loro motto da sempre, il loro asso nella manica. E sapete perché?
     Perché quello che vogliono tenerci nascosto è che noi, che siamo in tanti, se siamo compatti a sognare, a credere AD UN MONDO MIGLIORE esso si realizzerebbe immediatamente, «Hic et nunc.», «Qui ed ora.»

    « "Quanti servi che non parlano ci sono nel giornalismo!

     "Noi non siamo esseri che vivono nella vita. Noi siamo sul margine della vita; dobbiamo sostenere un'opinione che non abbiamo, e imporla al pubblico; trattare questioni che non conosciamo, e volgarizzarle per la platea; noi non possiamo avere un'idea nostra; dobbiamo avere quella del direttore del giornale: ma nemmeno il direttore del massimo giornale ha il diritto di pensare col suo cervello, perché quando è chiamato dal consiglio d'amministrazione deve soffocare la sua opinione, quando ce l'ha, e sostenere quella degli azionisti...[2]

     Da quando è iniziata questa follia sulla pandemia da raffreddore, ho scritto molte cose contro questa squallida "commedia", praticamente non ho fatto ne' pensato ad altro.
     Sicuramente ho già detto altrove, che tutta questa visione perversa del mondo si fonda sulla nostra atavica paura di morire. La morte del corpo fisico. Ma davvero dobbiamo averne così paura, se ogni cosa, ogni essere che nasce nel mondo "fisico" è destinata a morire? Lo sappiamo tutti fin dall'età della ragione, forse lo sappiamo anche da prima. Eppure tutti noi ci comportiamo come se non dovessimo mai morire, ci rifiutiamo di parlarne, persino di pensarci. Facciamo qualsiasi cosa per allontanare la mente dall'idea della morte del corpo, l'unica certezza nel nostro sistema culturale.
     Questo atteggiamento è così diffuso che abbiamo dato un'impostazione "materialistica" alla scienza, alla cultura tutta. Al punto di considerare come "vero e reale" soltanto ciò che ha un abito materiale, considerando metafisico ciò che non lo è.
     Tutte le culture "altre" hanno insistito sul fatto che la vera vita non è qui, nell'illusione del mondo fisico, della materia, ma di là, dove la nostra scienza materialistica non può entrare, ma dove la nostra anima, il nostro spirito immortale, vanno e vengono in continuazione.
     Ce lo hanno detto i nativi americani, gli aborigeni australiani, i boshimani del Kalahari e noi, cultura saccente di materia, proprio per questo li abbiamo sterminati e privati delle loro radici storico culturali. Alla fine del XIX° secolo, i nativi delle pianure e del sud degli Stati Uniti, sono stati sterminati, non già per aver combattuto e ucciso molti washiku, ma perché avevano osato praticare la loro religione non istituzionalizzata, che consisteva nel ricercare un contatto personale con Il Grande Spirito, al fine di ottenere il potere creativo proprio dell'uomo, di tutti gli uomini. Lo sterminio e la definitiva sconfitta di quel popolo ebbe il suo culmine con il massacro del Wounded Knee, il 29 dicembre 1890. Ce lo racconta il grande stregone Oglala Alce Nero.

     «E una volta, dissero, il Wanekia si tolse il cappello e disse loro di guardarci dentro; e quando guardarono, tutti, tranne uno, videro dentro il cappello il mondo intero, e tutto ciò che è meravigliose Ma quell'altro ci vedeva soltanto l'interno del cappello, raccontarono.
     Tuono Buono stesso mi disse che, grazie al potere del Wanekia, era andato in una tenda di pelli di bisonte, dove suo figlio, morto da molti anni, viveva con la moglie, e avevan fatto una lunga chiacchierata insieme.
     Questo non era come la mia grande visione, e io continuavo semplicemente a lavorare nello spaccio.
     Non sapevo davvero che cosa pensare.
     Dopo un poco di tempo sentii dire che a nord di Pine Ridge, presso la sorgente de] torrente Cheyenne, Orso che Scalcia aveva celebrato la prima danza degli spiriti, e che quelli che avevano danzato avevano visto i loro parenti morti e avevano parlato con loro. Poco dopo sentii dire che danzavano presso il Wounded Knee, proprio sotto Manderson.
     Io non ci credevo ancora, ma volevo scoprire come stavano le cose, perché tutta questa storia mi stava sempre più a cuore, da quando mio padre era morto. Qualcosa sembrava dirmi di andare a vedere. Riuscii a trattenermi per un po' di tempo, ma alla fine non mi trattenni più. E così presi il mio cavallo e andai a questa danza degli spiriti presso il Wounded Knee, sotto Manderson.
     Ne fui sorpreso, e quasi non potevo credere a quello che vedevo; perché c'erano in quella danza tante cose che mi ricordavano la mia visione. I danzatori, uomini e donne, si tenevano per mano in un grande circolo, e nel centro del circolo avevano messo un albero dipinto di rosso, con la maggior parte dei rami tagliati e alcune foglie morte che pendevano. Questo era esattamente come quella parte della mia visione dove l'albero sacro stava morendo, e il circolo degli uomini e delle donne che si tenevano per mano era come il cerchio sacro che dovrebbe avere il potere di far rifiorire l'albero. Vidi anche che gli oggetti sacri che la gente offriva erano di colore rosso scarlatto, come nella una visione, e tutte le loro facce erano dipinte di rosso. Inoltre si servivano della pipa e delle penne d'aquila. Rimasi lì seduto a guardare, afflitto. Tutto sembrava appartenere in qualche modo alla mia grande visione, e io non avevo fatto ancora nulla perché fiorisse l'albero.
     Poi, improvvisamente, sentii una grande felicità che mi invadeva, e tutto si impossessò di me all'istante.
     Quello che vedevo era lì per ricordarmi che dovevo subito mettermi all'opera e aiutare a riportare il mio popolo entro il cerchio sacro, perché i miei potessero di nuovo percorrere la strada rossa in maniera sacra e piacevole ai Poteri dell'Universo, che sono un Unico Potere. Ricordai che gli spiriti mi avevano portato al centro della terra e mi avevano mostrato le cose buone, e come infine il mio popolo sarebbe diventato prospero. Ricordai che i Sei Avi mi avevano detto che grazie al loro potere avrei fatto vivere il mio popolo, e l'albero sacro sarebbe rifiorito. Pensai che la mia visione si avverava finalmente, ed ero pieno di felicità.
     Ero andato a vedere quella danza, soltanto per vedere e sapere che cosa credeva la gente; ma adesso ero deciso a rimanere e a servirmi del potere che mi era stato dato. La danza era finita, ma si sarebbe ripetuta il giorno dopo, e io ero deciso a danzare con loro.

La testimonianza di Alce Nero.

    
    ...
     Poi cominciammo a danzare, e quasi tutti si lamentavano e piangevano mentre danzavano, tenendosi per mano in un ampio circolo; ma certuni invece ridevano dalla felicità. Di tanto in tanto uno di loro cadeva a terra come morto, e altri si muovevano barcollando e ansimando prima di cadere. Mentre erano lì distesi come morti, avevano delle visioni, e noi continuavamo a danzare e a cantare, e molti piangevano, ricordando la vita e i costumi dei tempi andati e invocando il ritorno della vecchia religione. Dopo un poco cominciai a sentirmi molto strano. Per prima cosa, mi sembrò come se avessi le gambe piene di formiche. Danzavo con gli occhi chiusi, come gli altri. A un tratto mi sembrò che mi sollevassi dalla terra e che i miei piedi non la toccassero più. La strana sensazione saliva dalle gambe e ora era arrivata al mio cuore. Mi pareva di scivolare in avanti, come un'altalena, e poi di ritornare indietro, descrivendo archi sempre più ampi. Questo non mi provocava alcuna paura, soltanto una felicità crescente.
     Immagino che ero caduto a terra, anch'io; ma mi sentivo come se fossi stato lanciato da un'altalena spinta con impeto, e volassi in aria, la testa in avanti. Le mie braccia erano tese, e all'inizio la sola cosa che vedevo era una penna d'aquila, proprio davanti a me.
     Poi la penna divenne un aquila chiazzata, che avanzava ballando davanti a me, sbattendo le ali e lanciando il suo fischio acuto caratteristico. Il mio corpo non si muoveva assolutamente, ma io guardavo in avanti e volavo velocemente verso il punto dove era rivolto il mio sguardo.
     C'era davanti a me una catena di montagne, e pensai che avrei finito per sbatterci contro, ma invece ci passai sopra. Dall'altra parte delle montagne vedevo una regione bella dove molte, molte persone erano accampate in un grande circolo. Vedevo che erano felici e che avevano abbondanza di tutto. Dappertutto c'erano apparecchiature di pali con carne appesa a seccare. L'aria era chiara e bella, piena di una luce vivente che penetrava tutto. Intorno al circolo, intenti a pascolare tra l'erba verde, verde, c'erano cavalli grassi e felici; e sparsi per tutti i colli verdi c'erano animali di ogni specie, e cacciatori che ritornavano cantando con la loro carne.
     Arrivai sospeso in aria sulle tende e cominciai a scendere con i piedi in avanti, nel centro del cerchio, dove scorgevo un bell'albero tutto verde e pieno di fiori. Quando giunsi a terra, vidi due uomini che mi venivano incontro, e indossavano camicie sacre fatte e dipinte in un certo modo. Si avvicinarono e dissero: «Non è ancora l'ora di vedere tuo padre, che è qui felice. Hai un lavoro da fare. Ti daremo qualcosa che riporterai alla tua gente, e con quella cosa potranno venire a vedere i loro cari».
     Io sapevo che cosa volevano che portassi via: come fare le loro camicie sacre. Mi dissero di ritornare subito, e mi trovai di nuovo sospeso nell'aria, avanzando velocemente come prima. Quando arrivai sul luogo della danza, la gente ballava ancora, ma sembrava che non facessero alcun rumore. Avevo sperato di vedere in fiore l'albero secco, ma era morto.
     Poi rientrai nel mio corpo, e in quel momento sentii delle voci tutt'intorno a me, e sopra di me, e mi trovai seduto per terra. Molti mi si affollavano intorno, per domandarmi quale visione avevo visto. Dissi loro tutto quel che avevo visto, e ciò che avevo riportato con me era il ricordo delle camicie sacre che i due uomini indossavano.
    ...
     SI PREPARANO BRUTTI GUAI
     Mentre accadevano queste cose, l'estate (1890) volgeva verso la fine. Io non sapevo allora ciò che nel frattempo stava accadendo altrove, ma qualcosa avevo sentito dire, emolte altre cose mi furono raccontate dopo. Quando Tuono Buono e Orso che Scalcia ritornarono, in primavera, dopo la loro visita al Wanekia, i Wasichu di Pine Ridge li misero in prigione, e dopo un poco li lasciarono in libertà. Questo dimostrava che i Wasichu avevano paura di qualcosa. Nella Luna delle Ciliegie Nere (agosto) molta gente si era messa a danzare nell'accampamento Senz'Acqua presso il torrente Clay, e l'agente della riserva diede l'ordine che smettessero di danzare. Smettere non volevano, e dissero che avrebbero lottato per difendere la loro religione, se li costringevano. L'agente se ne andò, e loro continuarono a danzare. Lo chiamavano il Giovane-che-ha-paura-dei-Lakota Dopo seppi che i Brulé danzavano, nelle loro terre, a est delle nostre; e poi sentii dire che anche la gente di Piede Grosso danzava, nella riserva del fiume Buono; seppi inoltre che Orso che Scalcia era andato al l'accampamento di Toro Seduto, sul fiume Grande, e anche lì la gente aveva cominciato a danzare. A quanto si diceva, gli indiani si erano messi a danzare dappertutto.
    ...
     La gente aveva fame ed era disperata, e molti credevano nel mondo nuovo e migliore che si annunciava.
     Quando ritornai dall'accampamento dei Brulé, cominciava già a far freddo. Molti Brulé mi avevano seguito, e si erano messi a danzare insieme agli Oglala, presso il Wounded Knee. Ci giunse la notizia che c'erano dei soldati a Pine Ridge, e che molti altri soldati arrivavano continuamente. Poi, un mattino, sentimmo dire che i soldati stavano venendo, quindi levammo le tende e ci trasferimmo più a ovest, sul torrente Grass, e infine sul White Clay, dove ci accampammo per qualche tempo e continuammo adanzare. Lì ci raggiunsero Tuono di Fuoco, Ferita Rossa e Cavallo Americano Giovane, con un messaggio dei soldati, per dire che questa faccenda della danza degli spiriti andava chiarita, e anche regolata; che però non volevano impedirci di danzare. Ma forse potevamo credere una sola parola di quel che dicevano i Wasichu? Parlavano con lingue forcute.

La rappresentazione Lakota del massacro di Wounded Knee.

     Ci trasferimmo più vicino a Pine Ridge e ci accampammo lì. C'erano nei pressi molti soldati, e che cosa erano venuti a fare?
     Ci fu un'importante conferenza, con l'agente della riserva, ma io non ci andai. Lui fece un regolamento, per cui potevamo danzare tre giorni soltanto ogni luna, e gli altri giorni dovevamo cercare di guadagnarci la vita in qualche modo. Non ci spiegò in quale modo.
    ...
     (dicembre, 1890). Sentimmo dire che Piede Grosso stava scendendo dalle Terre Cattive, con quattrocentopersone, all'incirca. Di queste, alcune appartenevano alla banda di Toro Seduto. Erano fuggite quando i Wasichu avevano ucciso Toro Seduto, e avevano raggiunto Piede Grosso presso il fiume Buono. In questa banda c'era soltanto un centinaio di guerrieri, e tutti gli altri erano donne e bambini, e alcuni vecchi. Stavano tutti morendo di fame e di freddo, e Piede Grosso era così malato che dovevano portarlo su una treggia. Erano fuggiti tutti per nascondersi nelle Terre Cattive, e adesso erano costretti a ritornare perché morivano di fame e di freddo. Dopo aver attraversato il fiume Terra Fumosa, risalirono il Medicine Root fino alle fonti. I soldati li stavano cercando da quelle parti. Ai soldati non mancava niente, non soffrivano la fame ne' il freddo.
     Vicino a Porcupine Butte i soldati si imbatterono nella banda dei Piedi Grossi e questi siarresero e seguirono i soldati fino al Wounded Knee, dove si trova adesso lo spaccio di Brenan.
     Era di sera quando ci giunse la notizia che i Piedi Grossi si erano accampati in quel luogo con i soldati; a quindici miglia circa da dove eravamo noi. Il mattino dopo (29 dicembre 1890) accadde una cosa terribile.[3]

     Viene da domandarsi: che cosa dava tanto fastidio ai bianchi di questa gente? La risposta è molto semplice. Per la loro cultura, che sosteneva che la vera vita è quella che si svolge dall'altra parte, dopo la morte; per il loro modo di allevare e crescere gli esseri umani, essi erano totalmente privi di paura. Non avevano paura di morire. Hollywood ha reso famosa una frase che essi ripetevano affrontando il pericolo e l'ignoto:
     «Oggi è un buon giorno per morire!»
     Non avevano paura del dolore. La Danza del Sole consisteva appunto nell'affrontare il dolore del lacerarsi le carni del petto.[4] Una tortura autoinflitta che faceva di quegli esseri umani un popolo totalmente impavido, quindi non c'erano leve per poterli dominare, come invece stanno facendo con noi, che invece abbiamo paura di tutto.

     La paura è un fenomeno del tutto naturale negli esseri viventi, funzionale alla sopravvivenza, che agisce attraverso un meccanismo noto ai fisiologi come "attacco e/o fuga", soltanto in presenza di pericoli reali. Una scarica adrenalinica rende efficiente l'organismo con aumento dell'attività cardio-respiratoria, fino a cessato pericolo.
    Il problema è che, nella nostra cultura, siamo soggetti a pericoli immaginari come se fossero veri. In questa sede non mi interessa tanto analizzare se sia vero o meno il pericolo della pandemia, quanto porre in evidenza la differenza culturale tra noi e loro. Coloro che arrogantemente abbiamo definito "primitivi" avevano risolto brillantemente il problema della paura immaginaria, senza aver prima fondato facoltà di psicologia. Non vi pare che ci sia qualche cosa che non funziona correttamente nella nostra cultura, se non riusciamo a reggere il paragone con quella gente fiera che non conosceva la paura?
     C'è ancora un altro punto che vorrei evidenziare, che mi viene dalle letture di molti libri sui nativi americani. Nessun uomo poteva dire ad un altro uomo cosa dovrebbe fare, mentre invece da noi è la regola.

     Per quale perversa ragione noi, invece, vorremmo che tutti facessero le nostre stesse scelte, che tutti fossero come noi? Non sto parlando di anarchia, sto parlando di poter scegliere. Nel tempo presente, sorgono spontanei esempi come quello della mascherina: se tu la metti, nella tua "visione di volerla mettere", una volta indossatala sei a posto, sicuro, protetto. Perché pretendere che la metta anche io che non lo desidero? Se lo scopo è evitare il contagio, limitando la propagazione delle goccioline di saliva, quando io sono lontano da te e tu hai la mascherina che ti protegge, cosa ti serve di più ancora? Cerco di immaginare che tu ti senta umiliato dall'indossarla, mentre io non lo faccio e, che tu voglia pormi sullo stesso tuo livello: abbassare me o elevarti tu. Ma e la scelta, il libero arbitrio? Quando facevi la sardina o il gretino, in fondo non cercavi democrazia e libertà? Cosa ti sta succedendo? Come farai a protestare se ti sono vietati gli assembramenti?
     So bene che non ci sia nulla che io possa dire per convincere il partito avverso al mio, ma ribaltiamo un attimo il problema: tu vuoi convicere me a pensarla a tuo modo, perché tu hai paura ed io no. Che cosa ti serve che io abbia paura come te? Forse che "mal comune, mezzo gaudio"?
     Almeno non mi sospinge la paura di morire, ad agire di conseguenza, come fai tu. Ci sarebbe ancora qualcosa da dire riguardo al momento del trapasso. È un momento talmente importante che due civiltà "altre" si sono date la pena di scrivere "Il libro... dei morti", tibetani ed egiziani. Come tutta la vita, tutte le scelte, tutti i pensieri ed i sentimenti che si hanno, anche quel momento particolare deve essere vissuto coscientemente, consapevoli di quello che succede. Quei Lakota di cui vi ho parlato lo erano se potevano dire con il cuore, e non come usiamo noi incrociando magari le dita dietro la schiena, perché la nostra è una cultura di falsità ed ipocrisia, «Oggi è un buon giorno per morire.».
     La nostra medicina invece è solo capace di fare in modo che la maggior parte degli esseri umani muoiano soli, in ospedale, intontiti dalla morfina o altro. Mio padre, che ho citato sopra, il quale è nato nella data del massacro del Wounded Knee, dopo aver preso per tutta la vita le assurde statine per una malattia inventata, è morto in confusione mentale, così come ha vissuto gli ultimi suoi anni. Permettete che in base a questa sua esperienza io rifugga tale "medicina" e potete rispettare questa mia scelta?

     Ma anche io ho le mie paure. La mia paura più grande è perdere la libertà. La libertà di andare dove voglio. La libertà di inspirare ossigeno ed espirare anidride carbonica senza re-inspirarla nuovamente. Di andare a trovare i miei cari, anche se siamo più di sei...
     La mia paura potrebbe essere quella di essere ricoverato per incidente in ospedale ed essere imbottito di farmaci a mia insaputa, dopo che, da venticinque anni faccio a meno della medicina allopatica e dei suoi veleni. Ho più paura della "medicina ufficiale", alla quale ho volontariamente rinunciato tanti anni fa, che non della malattia, qualunque essa sia e ti spiego perché. Dalla malattia mi difende il mio corpo, il mio sistema immunitario, che cerco di tenere forte con uno stile di vita sano. Dalla medicina ufficiale credevo che potesse difendermi la Costituzione dello stato in cui vivo. Sembrava essere una buona Costituzione:

[...]
Art.32.

     La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
     Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

    ...ma, evidentemente, visto tutto quello che è successo in questo ultimo anno, o non è abbastanza buona, oppure i politici e chi ha potere nel mondo, con la carta costituzionale si pulisce...

     La mia paura potrebbe essere di essere coercitivamente costretto a questa vaccinazione.

     Ma anche in quest'ultimo caso, che è il più terribile per me, anche se ripudio il vaccino ed i suoi veleni, la tristezza che ne conseguirebbe riguarda piuttosto la perdita di tutti i nostri diritti fondamentali, un tempo garantiti, almeno in teoria, dalla nostra Costituzione. Non tanto per me stesso, ma per la discendenza che lascio in un modo dominato dai demoni. Per me rimane la consolazione di accedere alla Realtà Vera del mondo di là, con la certezza di aver fatto tutto il possibile, per difendere la mia gente dai soprusi delle forze del male. E la consolazione che, anche se non arriverò a vedere il Mondo Nuovo, alla fine le Forze del Bene vinceranno: anche il demonio lavora per il Padre Creatore o il Grande Spirito, come preferite; anch'egli è ai Suoi ordini.
     Per adesso non credo che possiamo fare molto di più di più di quanto finora fatto. C'è un grande numero di fratelli irrecuperabili, che stanno dalla parte del male. Altri sono "indecisi". Peccato, perché avrebbero fatto la differenza ADESSO! L'inganno grande, come si vede, non riguarda solo la scienza o la forma della terra. Riguarda il concetto di Amore universale, che solo salverà l'umanità dalla barbarie, come ha sempre fatto in epoche passate. Il suo nemico è dentro di noi come un alieno covato a nostra insaputa. Bastava guardare dentro noi stessi per trovare la risposta giusta alle proposte delle forze del male. La Verità tutti noi l'abbiamo dentro da sempre, ed anche i mezzi per riconoscerla. Ma ci siamo lasciati allettare da altro.
     Al nemico non mancheranno i mezzi coercitivi per costringere i dissidenti come me ad allineanearmi, a vaccinarmi. Basterà porre una condizione vaccinale per l'accesso ai negozi alimentari ed al conto corrente. Non crediate che io stia, in questo momento fornendo l'idea del ricatto alle forze del male: loro ci hanno pensato da tempo.
     Come mi diceva un amico dissidente che incontro sui monti proprio in questi giorni vicini al Natale:
     «A ni faran fè tut l'on ca veulu! Se a ni diso 'd piante-se 'n paluc ën tël cul, noi 's lo piantoma.»[5]

     Giovanni Chifelio


    Note:
     [1] «Sono tutti uguali...»
     [2] Dino Segre, ovvero "Pitigrilli" Cocaina. (Prima edizione 1921) Casa Editrice, Sonzogno Milano, pag.29.
     [3] John G. Neihardt Alce Nero parla. 1968 Adelphi Edizioni
     [4] «La crudeltà dei Sioux era proverbiale tra i primi pionieri, ed i Sioux la esercitavano su se stessi quando cercavano la visione del Grande Spirito torturandosi in solitudine.» Così Herik H. Erikson in Infanzia e Società 1966 Armando Editore.
     In realtà La Danza del Sole era un fenomeno sociale, quindi non "si torturavano in solitudine". Semmai in solitudine, digiuno e purificazione cercavano la visione al di fuori della Danza del Sole. Alce Nero descrive come ebbe la sua prima visione a soli nove anni, in quest'altro modo. Non chiamavono se stessi "Sioux", bensì Lakota. Ai tempi dell'università, questo libro e questo autore li ho idolatrati, per poi scoprire, solo di recente, che questo psicologo ha partecipato a programmi segreti del governo USA, per il controllo mentale delle persone. Probabilmente al programma "MKUltra".
     [5] «Ci faranno fare tutto quello che vogliono. Se ci dicono di piantarci un palo nel culo, noi ce lo pianteremo.»

Articolo n.147: paura.php
Sito: chifelio
Tema: 1 - Pandemia 2019
Data: 2020-12-27

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