"Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda."
Horacio Verbitzky

Blog di Giovanni Chifelio

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La nostra Cultura e la nostra Lingua
Lunedì 13 dicembre 2021


     L'unione europea vorrebbe che la cultura di ogni stato membro diventasse conforme alla nuova ideologia liberale estremista e fa guerra a tutti coloro che non vogliono adeguarsi.

     Sta diventando sempre più chiaro che l'Unione Europea sta lottando per imporre la sua ideologia neo-liberal-estremista ai suoi stati membri. Ad esempio, alla fine di ottobre, il Consiglio d'Europa ha lanciato una campagna per promuovere il rispetto per le donne musulmane che scelgono di indossare il velo. I poster mostravano una donna che indossava un velo accanto alle seguenti parole: "La bellezza è nella diversità, proprio come la libertà è nell'hijab".

La cultura umana salverà il mondo.

     I politici francesi si sono affrettati a contestare la campagna, il che non è certo una sorpresa, dato che la Francia ha vietato l'uso del velo islamico integrale nei luoghi pubblici nel 2011. Una settimana dopo il lancio della campagna, il ministro della gioventù francese Sarah El Haïry si è lamentato del fatto che la campagna [...leggi tutto...] [1]



     Da tempo, su questo mio sito vado affermando e reclamando il diritto ad una autonomia culturale locale, in contrasto con la cultura uniformante calata dall'alto.

     I primi spunti di questo desiderio di autonomia derivano da una conferenza a cui assistetti negli anni novanta, dal titolo "lasum-se nen tajè la lenga", traducibile ovviamente con "non lasciamoci tagliare la lingua", metafora che ci insegna che, prima di ogni altra cosa, l'identità culturale di un gruppo di uomini poggia sulla lingua parlata dai suoi appartenenti, oltre che dalla sua storia, tradizioni, religione, credenze, conoscenze e territorio.

     I tentativi di soppressione e cambiamento culturale sono sempre stati, primariamente, attacchi alla lingua parlata spontaneamente dalle persone. Con l'introduzione del cosiddetto "volgare" in sostituzione del latino nel medioevo; con l'imposizione dell'"italiano", dopo l'unità d'Italia decisa dalla massoneria anglosassone; con la redazione dei primi documenti in francese nei primi quasi timidi inizii di una unione europea nel dopoguerra, fino all'imposizione della lingua inglese, nella sua volgarizzazione dello slang americano, per il mondialismo dei giorni nostri. Tutti questi tentativi vengono spacciati, anche nella storia della letteratura, come spontaneismo dal basso che sconfigge la lingua prima "ufficiale", con l'emergere della vox populi. Una fake news.

     Si parla molto di great reset in questi tempi, ma sarebbe più appropriato parlare di piccoli, continui, impercettibili aggiustamenti spinti e pubblicizzati con ogni mezzo, dalla fiction alla pubblicità, dalle quali assorbiamo, senza peraltro rendercene conto, piccole modifiche del nostro modo di pensare, di essere, di sentire e giudicare, che passano in modo del tutto incoscio. Nel corso dei decenni ci ritroviamo "cambiati" e lo attribuiamo ad una sorta di nostra "evoluzione" intellettuale, un miglioramento della nostra intelligenza e del nostro modo di essere perché siamo stati abituati a CREDERE che tutto ciò che si evolve è buono, mentre il conservatorismo e lo staticismo sono cattivi.

     Ma è davvero così?

     Oppure qualcuno o qualcosa ci spinge in una direzione che non avremmo nemmeno preso in considerazione se non ci avessero spinti?

Canzone della triste rinuncia

Le luci dentro al buio sono andate via
e l'allegria comprata è già sparita,
il giorno dopo è sempre la malinconia
che spezza la magia di un' altra vita.

La forza che ti lega è grande più di te,
l'anello al collo si stringe sempre più:
non dare più la colpa al mondo o a lei
per la rinuncia triste a quello che non sei...

Lo sai cosa vuol dire stare giorni interi
a buttar via nel niente solo il niente;
fai mille cose, ma sono sempre i tuoi pensieri
che scelgono per te diversamente.

Son stanco d'aver detto le cose che dirò,
di aver già fatto le cose che farò,
ma è tardi, troppo tardi, piangere ormai
sulla rinuncia triste a quello che non fai...

Credevo l'incertezza possibilità
e il dubbio assiduo l' unica ragione,
ma quali scelte hai fatto in piena libertà:
ti muovi sempre dentro a una prigione...

Non è la luce o il buio né l' ero ed il sarò,
non è il coraggio che ti fa dir "vivrò",
è solo un' altra scusa che usare vuoi
per la rinuncia triste a quello che non puoi...

Non voglio prender niente se non so di dare,
io e chissà chi decidono ciò che posso,
non ho la voglia o la forza per poter cambiare me stesso
e il mondo che mi vive addosso...

E forse sto morendo e non lo so capire
o l'ho capito e non lo voglio dire,
rimangono le cose senza falso o vero,
e la rinuncia triste a quello che io ero... [2]

     Per tornare allo spunto dell'articolo citato in esordio, tradotto da Visione TV, va rimarcato che l'entità che decide questi spunti, questa propaganda culturale, è il Consiglio d'Europa che non è un organo democraticamente eletto, come potrebbe essere il Parlamento Europeo il quale è però svuotato della funzione legislativa vera e propria che caratterizza le democrazie, ma solo un consulente di leggi emesse sempre dal Consiglio d'Europa.

     Dunque chi è questo organo e chi decide di mettere lì determinate persone, compreso il Presidente di detto Consiglio?

     A chi risponde il Presidente del Consiglio d'Europa?

     In sostanza che interessi promuove, emanando Direttive vincolanti per tutti gli Stati membri? Vi sembra questa una struttura democratica?

     Chi vi parla non può essere certo tacciato di anti europeismo ante litteram, avendoci creduto fermamente in gioventù, al punto di aver vinto con un tema nella "Giornata europea della scuola", un viaggio nei luoghi deputati delle istituzioni europee: Bruxelles, Strasbourg, Luxembourg.

     Avevo quindici anni, perdonatemi se ho cambiato idea. Ho cambiato e ricambiato idea su molte cose, ma non per questo sono una banderuola: so imparare e riconoscere dai miei errori. Era il 1968 e la propaganda, gli autori letti allora, mi avevano anche convinto ad abbandonare la mia religione nativa, quella Cattolica, alla quale sono tornato ora negli anni della maturità.

     Soltanto gli stolti non cambiano mai idea. Restare immobili e uguali a se stessi soltanto per coerenza, non è segno di pensiero autonomo, come non lo è adeguarsi al pensiero della maggioranza.

     La Verità e la Ragione non sono questioni statistiche di moda, mediana o media!

     Ho raccontato questa mia esperienza personale di conversione e riconversione perché esse sono in tema con quanto trattato qui. Il 1968 citato prima è stato sopratutto un movimento intellettuale volto a cambiare la Cultura dell'Uomo. Bertrand Russell, Aldous Huxley per citarne soltanto un paio, ma ve ne sono molti altri, erano la punta intellettuale avanzata di un movimento che aveva degli scopi precisi, ossia quello di distruggere la Chiesa Cattolica, portare i giovani alla droga, all'abuso sessuale e alla promisquità, per distruggere la cellula fondante della società umana: la famiglia.

La cultura umana salverà il mondo.

     Il Concilio Vaticano II era un segnale che il nemico era già entrato nelle Sacre Mura della Chiesa di Cristo ed è stato un atto che ha scardinato il cattolicesimo, rendendolo la farsa di quello che era un tempo.

     Nel mio ritorno alla fede in Cristo infatti, non mi riconosco più in questa Chiesa di oggi e mi sono risolto di pregare per conto mio: del resto, se per andare a Messa devo avere il passaporto nazista e la mascherina, meglio starmene a pregare solo nella mia cameretta o camminando nei boschi.

     Credo sia più probabile che Dio sia in ascolto sulle mulattiere della valle Po, tra borgate abbandonate e sentieri tracciati dai cervi e dai cinghiali, piuttosto che nelle cattedrali dove aleggia odor di massoneria.

     Vi ho fatto tutto questo discorso per spiegarvi quello che sento sulla nostra cultura, quanto io sia affezionato alla mia e quanto ci tenga e quanto mi dispiaccia che qualcuno ci marci per cambiarmela, come se volesse togliermi il tappeto da sotto i piedi. Perché questo è quello che sta succedendo. Personalmente non mi piace che mi dicano cosa debbo dire e fare, cosa debba io credere e cosa sia o non sia "politicamente corretto". Non mi piace che si debba pensarla tutti allo stesso modo. Non mi piace che io debba rinunciare alle mie "credenze" e alle mie tradizioni in segno di rispetto della diversità degli altri. Perché la stessa cosa non possono farla anche gli altri riguardo a me?

     La storia insegna che tutte queste cose che fanno per distruggere le culture "altre", quelle pericolose culture dove non esisteva l'idea del denaro, ma esisteva una fortissima coesione sociale, attorno alla famiglia prima ed alla tribù poi, come i nativi di tutto il continente americano, come gli aborigeni australiani, come i boshimani africani, per loro sono routine, sono sempre le stesse: si uccide l'identità culturale proibendone i riti religiosi (Danza del sole dei nativi americani), assimilandoli in una lingua che non è la loro, stordendoli con alcol (nativi) o droghe (cultura dei figli dei fiori del '68). Oggi chi decide in Europa lo sta facendo a noi!

     P.S. Questo articolo è dedicato a chi è convinto che sia facile, nell'era dell'inganno globale, pensare autonomamente.

     Con tanti, piccoli, continui aggiustamenti stanno cercando di allontanarci da noi stessi, dalle nostre tradizioni, dalla cultura in cui siamo nati e vissuti.

     Svegliamoci tutti insieme e creiamo il nostro nuovo mondo!

     Vi abbraccio e vi voglio bene!
     Claudio Giovanni

       Note:
       [1] Letto su "Visione TV", di Frank Furedi, traduzione di Martina Giuntoli

     [2] Francesco Guccini Canzone della triste rinuncia dall'album Stanze di vita quotidiana 1974.

Articolo n.176: culturaelingua.php
Sito: chifelio
Tema: 10 - Cultura
Data: 2021-12-13

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