La trappola della "cultura".
Domenica 25 febbraio 2018.
Ho maturato negli anni una deferenza quasi religiosa per la cultura e per
gli individui che, secondo me, la padroneggiavano: docenti, medici, giornalisti,
politici e così via, mentre io mi sentivo escluso da quella cerchia: non avevo potuto da giovane andare all'università. Quando finalmente, in età adulta
decisi di riprendere gli studi, forse abbagliato da quella cometa che, forse,
mi indicava qualcosa di diverso, lentamente la deferenza verso queste persone è caduta in
seguito alla delusione che i personaggi di cui sopra andavano dimostrando con i
fatti, più che con le parole. Notavo che molte delle persone salite molto in alto con l'istruzione, medici, professoroni,
nella vita erano dei cafoni maleducati, senza alcun rispetto per gli altri.
Sembra molto facile atteggiarsi con le parole spacciando per verità
tutto ciò che si dice, ma contraddicendosi con il proprio comportamento.
«Fate come vi dico e non come faccio!»
Già! Più sopra avevo dimenticato i preti.
Probabilmente ero io a fare confusione, pensando che
alla cultura si affiancasse l'elevazione dello Spirito, che, almeno
secondo me, avrebbe dovuto caratterizzare l'umanità, intesa
come caratteristica pregnante dell'essere umano, in quanto capace di
empatia e compassione per gli altri. Così almeno sembrava
emergere dai libri che ci avevano fatto leggere a scuola, dalle lezioni di catechismo,
dagli insegnamenti religiosi. Niente di più
sbagliato!
Ma prima di addentrarci troppo nell'argomento, vediamo alcune definizioni che ho trovato
dell'oggetto misterioso.
Definizione di cultura classica. [1]
Cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell'insieme complesso che include la conoscenza, le credenze, l'arte, la morale, il diritto, il costume o qualsiasi altra capacità e attitudine acquisita dall'uomo in quanto membro di una società.
La spiegazione dello stato di cose in cui viviamo deve spesso essere ricercata nella condizione che caratterizza tribù rozze e primitive; senza una simile conoscenza che ci guidi è possibile che non riusciamo a cogliere nemmeno il significato di pensieri e pratiche che ci sono familiari.[2]
E dal mio "vecchio" dizionario:
Cultura: Istruzione, erudizione dello spirito. Conoscenze principali dei vari rami del sapere.[3]
Forse fu il mio "vecchio" dizionario a trarmi in
inganno circa l'elevazione spirituale.
Ho virgolettato "vecchio" perché sento intorno a me come un rifiuto, anzi,
peggio, un atteggiamento bonario, pietistico di comprensione, di commiserazione,
verso tutto quanto è antico, come se fosse superato, obsoleto, comprese le persone. Il dente duole perché anche io mi avvio verso i 64. Ai tempi della mia infanzia, i vecchi erano rispettati come i detentori di una sapienza e conoscenza che poteva essere raggiunta solo dopo lunga esperienza vissuta, quindi, ad una età piuttosto avanzata. Oggi invece, si viene derisi perché non si hanno i riflessi dei vent'anni; perché non si sanno usare i "dispositivi" con l'abilità dei ventenni; per la nostra vista che non è più quella di prima; per il prudente modo di guidare. Per la nostra tendenza a pensare in modo divergente, fuori dal coro e dal gregge: sarà perché abbiamo vissuto il sessantotto, quando era di moda essere "anticonformisti"? Parola mai più sentita.
Forse i ventenni di oggi non sanno che saranno i
"vecchi" di domani. Lo so, ci siamo passati tutti: non ci si pensa ad un futuro
lontano quarant'anni, come non si pensa alla morte. È qualcosa che
succede sempre soltanto agli altri.[4]
L'ultima definizione direi che sottolinea maggiormente
l'aspetto quantitativo: maggior istruzione, più erudizione, conoscenza che
spazia in diversi "rami del sapere". La cultura umana come un grande albero[5]
che contiene tutta la sommatoria della conoscenza umana.
Quantitativa, come se la cultura e la conoscenza fossero una stratificazione, un accumulo che
ci porterà sempre più in alto, fino a diventare noi stessi,
esseri culturali, quando ne sapremo abbastanza, come Dio!
Dimentichiamo spesso che, a volte, la conoscenza fa dei balzi qualitativi,
che ci portano a nuove piste, facendoci scoprire nuovi orizzonti, che con la
qualità precedente non potevamo nemeno scorgere, immaginare. E la "qualità"
precedente viene spazzata via, ormai inutile zavorra, non più utile in
nessun modo e, spesso, in contrasto stridente e antitetico con il nuovo paradigma emergente.
Come dire che, la cultura di ieri era tutta sbagliata!
La definizione in senso etnografico comprende maggiormente l'utilità sociale
della cultura stessa e la vincola al gruppo umano, inteso come insieme di individui
i quali condividono, oltre l'appartenenza al gruppo stesso, le modalità
per la sopravvivenza delle persone nel loro "contesto". In una parola,
condividono una idea di economia.
La definizione etnografica include, oltre alle conoscenze possedute,
"le credenze, l'arte, la morale, il diritto...". Difficile è
distinguere la conoscenza dalle "credenze". Quanto alla morale e al
diritto, se abbiamo assistito, nel passato storico, e in quello vissuto, ad un divenire
sempre maggiore di morale e diritto, in anni recenti stiamo assistendo
ad una involuzione di tendenza in entrambi gli ambiti. Nelle scuole si insegnano le perversioni sessuali
come "norma" di comportamento, docenti individui che in passato sarebbero
stati bollati come "pervertiti" (gay, lesbo, trans, pedofili); ed i cittadini
degli stati non più "sovrani" vedono sempre più erosi
i diritti conquistati in passato.
Si modificano le Costituzioni, garanzie eterne del diritto, e
nessuno sembra rendersi conto della gravità di tale prassi, anzi, qualcuno,
spinto da una propaganda di interessi di parte di pochi, addirittura esulta.
La cultura comprende l'arte (musica, teatro, cinema, poesia,
narrativa, opera lirica), la pubblicità. Queste
cose ci condizionano nella stessa misura in cui ci condizionano tutti gli anni della scuola dell'obbligo.
La cultura era, nella nostra giovinezza, Topolino, Paperino
e tutti gli altri; i film ed i cartoni della Disney. Walt Disney ci ha sottilmente
e in modo subliminale spinto all'animalismo. Egli ha "umanizzato" gli
animali, che è poi la stessa cosa che ha fatto l'U.N.E.S.C.O., organismo
dell'O.N.U., che,
il 27 gennaio 1978 ha lanciato da
Bruxelles in tutto il mondo "La dichiarazione universale dei diritti
dell'animale"[...]Da essa si apprende che l'animale è soggetto
di diritti[...]:
"I diritti degli animali devono essere difesi dalla legge come i diritti
dell'uomo."
Ne deriva che per l'U.N.E.S.C.O., massimo centro mondiale di irradiamento
dell'educazione e della cultura (mondialista), vale l'identità:
animale = uomo[6]
"Non si può escludere che il magistrale
Topolino possa essere nato con un un'intenzione orientata verso una
blanda iniziazione in tal senso," ["Perché dunque, se l'umanità è
in somma parte costituita dai "trascurabili"[...] bisognerebbe tenere i primi
come qualcosa di diverso dagli animali? Tanto più che l'animale del
gigantesco allevamento gestito con criteri tecnocratici, eufemisticamente
battezzato villaggio globale, nulla chiederà di più della
sua abbondante razione di cibo e un angolo dove trascorrere il suo tempo
razzolando, magari davanti alla TV globale, o ad un computer, "divertendosi
fino alla morte": si diano quindi i diritti dell'uomo all'animale
antroporfomizzandolo e li si tolgano invece progressivamente all'uomo,
perniciosa ed ingombrante presenza per l'ambiente, la natura e l'umanità
stessa.], tanto più che il suo creatore Walt Disney era
massone.[7]
Mi rendo conto adesso, del danno che posso
aver fatto comprando Topolino ai miei figli, non sapendo allora queste cose.
Ho commesso lo stesso errore di mio padre, il quale, pur non frequentando la
chiesa del paese "gestita" da un suo coetaneo, ma subendone comunque l'ideologia,
riteneva che i fumetti con la "K", dovessero essere prima letti da lui, prima
di me adolescente, onde vagliare non vi fosse in essi "contenuto dannoso" per
il mio sviluppo, vale a dire, contenuti sessuali, quando invece il "contenuto
dannoso" era di tutt'altra natura e sottilmente inserito anche nei fumetti
"al di sopra di ogni sospetto", come quelli di Walt Disney.
Che abbiano ottenuto successo è indiscutibilmente
testimoniato dal fatto che, nei cortili allietati negli anni '50 da felici
strepiti di bambini, ora si odono solo latrati di cani e occorre fare attenzione
a dove si mettono i piedi per non calpestarne le deiezioni. Ora si vedono
coppie che passeggiano con i cani, invece di bambini, e questi pensano
di avere fatto una scelta ecologica: siamo in troppi a questo mondo.
Guardando
la TV ci sorbiamo ore di condizionamento inconscio della pubblicità, che
non significa solo forzatura a desiderare questo o quel prodotto, al quale ci spingono
direttamente, ma anche e sopratutto ad una visione del mondo fatta di luoghi comuni.
Per essere IN occorre vestire in un certo modo, usare lo
spazzolino elettrico, disinfettare casa per eliminare germi e batteri, quando noi stessi
siamo rivestiti, dentro e fuori di batteri
che convivono pacificamente con noi, anzi ne traiamo entrambi un utile. Per essere trendy, "di moda", occorre guidare un auto
che frena da sola, parcheggia da sola...occorre bere quel liquore (ma poi non potremmo
guidare!). Per essere IN occorrono un sacco di soldi! Essere out è
molto più economico!
Per avere un sacco di soldi bisogna fare fessi i nostri simili.
Questo però non lo dice mai nessuno! La nostra cultura occidentale
è la cultura della furberia, dell'astuzia, della frode, della falsità,
dell'inganno: chiunque è disposto a qualunque cosa, per il denaro. Non ci sono,
ne' ci devono essere ostacoli tra noi ed esso. Quando si tratta di interesse economico, amicizia e parentela passano in secondo piano. Tutto questo è insito nell'idea stessa del denaro e non si
potrà avere una cultura ed una società migliori fino a che non
abbandoneremo, per sempre, la cultura del denaro! Scelta che altre
società avevano fatto, ma che la nostra ha distrutto, non tanto per
impossessarsi delle loro terre, come si ritiene, ad esempio, per i nativi
americani, ma piuttosto per la pericolosità dell'idea alla base di quella
loro scelta.
Ma la domanda "da un milione di dollari" è: da dove ci arriva la cultura?
Buona parte della cultura ci perviene per trasmissione
ad opera dei nostri simili. Soltanto una minima parte ci arriva per esperienza
diretta.
Sappiamo che una lama affilata può tagliare la nostra pelle, con dolore
e perdita di sangue, perché a tutti, prima o dopo, può succedere
di fare questa esperienza. Sappiamo che se si cade dalla bicicletta, o anche solo
dal divano, ci si può sbucciare un ginocchio o battere dolorosamente
il naso: quasi tutti i bambini passano attraverso questa esperienza, in un
certo senso utile ancorché dolorosa.
Non saprei dare un valore percentuale sicuro alla parte esperienziale
della nostra personale cultura, ma sono sicuro di non sbagliare restando sotto la decina percentuale.
Il che, in altri termini, significa che la maggior parte di ciò
che sappiamo, dipende totalmente dalla buona fede di chi ce l'ha trasmesso,
di chi ci racconta le cose: genitori, amici, insegnanti. Dalla fiducia nelle fonti,
come direbbe wikipedia. E se le fonti sono "inquinate", come abbiamo visto
più sopra, parlando dell'U.N.E.S.C.O., allora stiamo cercando di estinguere
la nostra sete di cultura, che è poi la caratteristica che dovrebbe
distinguerci dagli animali, cosa che chi comanda non vuole assolutamente che sia,
stiamo percorrendo una strada sbagliata.
Non facciamo mai,
da adulti, la discriminazione tra quello che sappiamo per esperienza e quello che
ci è stato insegnato, oppure è frutto di un nostro
ragionamento "logico". Sovente facciamo in pubblico affermazioni che non faremmo,
se solo ci domandassimo: "ma questa come l'ho saputa?"
Fermiamoci un attimo a riflettere sul significato di quanto
appena detto.
La cultura è anche tutto quello che ci hanno
insegnato a scuola. Alcune di queste cose sono verificabili. Poche. La maggior
parte, invece, non possono da noi essere verificate. La proporzione percentuale
del "verificabile" è nuovamente simile a quella dell'esperienza di cui ho detto
sopra.
Potremo agevolmente verificare che gli oggetti cadono
verso il basso, l'aritmetica con degli oggetti che contiamo, il comportamento differente dei liquidi
e dei solidi, ma non potremo mai verificare
la forma del pianeta sul quale viviamo, o l'esistenza degli atomi, degli elettroni,
la loro rotazione attorno al nucleo, come la rotazione del pianeta attorno
al sole. Nessuno ha mai "visto" gli elettroni. Nessuno può
portare una prova "definitiva" che la terra ruota attorno al sole:
servirebbe un punto di osservazione che non possiamo occupare. L'unica prova che avrebbero potuto fornirci di questo paradigma dell'eliocentrismo sferoidale, sarebbero state delle immagini reali, in diretta, durante le "presunte missioni spaziali", del nostro "pianeta"[8] che si
allontana progressivamente in relazione alla navicella spaziale e contemporaneamente che ruota
sul suo asse, visto dalla navicella stessa:
il punto di vista dell'astronauta. Non ce lo hanno mai fornito,
nonostante il fatto che le tecnologie per farlo esistano da molto tempo! Questo dimostra che non
sono mai andati dove hanno detto di essere andati: sulla luna, su Marte, nello spazio, sulle "cosiddette stazioni orbitanti" (IIS). Non è possibile andarci. Punto.
Nessuno potrà mai dimostrare l'evoluzione degli esseri viventi
così come ce l'hanno raccontata! Nessuno potrà mai portarci in
un laboratorio e farci osservare la rana diventare un rettile, e quest'ultimo
trasformarsi in una gallina. Pertanto, la ripetibilità degli eventi
è IL CANONE IRRINUNCIABILE di tutta l'epistemologia, quando vogliono
dare addosso, contro, ai fenomeni che non sono di loro gradimento. Mi riferisco al CICAP, Paolo
Attivissimo e Piero Angela, che è il fondatore di questo ente
il quale ha la presunzione di essere il metro di giudizio, la spada di Damocle, che
separa, il vero dal falso! E ancora non ho tirato in ballo l'ornitorinco!
[9]
La verità scientifica non può essere valutata soltanto con
un criterio statistico: più gente crede ad un determinato "modello",
più quel "modello" è valido. Assolutamente non possiamo basarci
sul comodo concetto che "se lo dicono molti scienziati di quel ramo, allora è
vero!" In tutte le scienze, proprio in tutte, esistono "modelli" di descrizione
della realtà studiata, assolutamente in contrasto fra di loro, spesso
antitetici ed incompatibili. Il che significa che soltanto uno dei
"modelli" deve essere VERO!
La cultura è, per un buon 90% tutto fumo e
niente arrosto!
E si sente davvero una gran puzza di imbroglio in tutto quanto vogliono
farci credere, se si mettono insieme le cose appena dette.
Fermiamoci ancora a riflettere sul significato di quanto
appena detto.
Ma allora, se le cose stanno così... quanta verità c'è
in quello che conosciamo,
QUANTA VERITÀ C'È NELLA CULTURA
UMANA?
Ora serve davvero una pausa di riflessione davvero mooolto,
luuuuunga!
Io ci ho riflettuto 30 anni.
Con il solo risultato che ora dubito di tutto e di tutti. Non ci sono certezze,
se non che le lame tagliano, le stufe possono bruciarci la pelle e le
cadute sono pericolose e dolorose.
Saremo capaci di dubitare di tutto? Sulla solita wikipedia trovo:
"Solo gli stupidi non hanno dubbi!". "Ne sei sicuro?". "Certo, non ho dubbi!". (Luciano De Crescenzo)
Se siete arrivati a leggere fino a questo punto, e siete d'accordo con me su quanto fino a qui esposto,
converrete che, forse, per la nostra "carriera" umana, dalla scuola al mondo del lavoro, forse
conviene essere stupidi.
La nostra cultura, ma forse tutte le culture, premiano coloro i quali
avallano tutto quanto è universalmente accettato nella loro cultura, mentre castigano-puniscono
tutti quelli che avversano, contestano, combattono il modello culturale, in parte o in toto.
Vi ricorda qualcosa?
A me vengono in mente i medici che contestano i vaccini e le terapie "ufficiali"
per il cancro e i genitori che ci tengono
a proteggere i loro figli a cui viene chiesto di fare da cavie umane.
Quelli che vorrebbero solo un posto di lavoro.
Chi lascia tutto e decide di diventare un "barbone", homeless, come dicono gli americani,
o, peggio ancora, chi prende la strada della "follia" perché capisce che non può più vivere
in un modo di folli "normali".
Chi, ammalato, di tumore rifiuta le "terapie" ufficiali.
Chi si suicida.
Chi non vuole l'euro, chi vorrebbe tornare alla Lira.
La nostra cultura occidentale è diventata estremamente complessa. Oggi non basta più
saper fare le cose.
Mio nonno non avrebbe avuto bisogno di sapere come funziona il PC o l'Ipod. Questi
"dispositivi" non gli sarebbero stati di alcuna utilità.[10]
Quello che gli era necessario sapere era la condizione ottimale
per la semina; accudire mucche e cavalli; intuire i capricci meteorologici per
decidere quando iniziare il raccolto; accudire ai propri attrezzi da lavoro (pale,
picconi, aratro, zappa). Tutto quello che mio nonno sapeva, gli era stato insegnato
dai suoi vecchi. Non c'erano così tanti intermediari tra mio nonno e la conoscenza.
Probabilmente è proprio questo che rende la nostra cultura così fasulla e noi stessi
così vulnerabili creduloni, da non poter più distinguere il vero dal falso.
Molti di noi, del resto, non necessitano più delle conoscenze di mio nonno. A volte, vorrei ricordare
molte delle cose che sapeva mio nonno,
magari anche solo per coltivarmi un poco di lattuga genuina. Anche questo fa parte
della cultura! Non possiamo buttarcelo alle spalle come obsoleto.
In conclusione, vorrei dire che molte delle controversie che magari ci appaiono marginali, o ridicole,
non sono inutili.
Mentre cercavo materiale per l'articolo sulla
forma della terra e le nuove religioni, ho visto nei forum vari,
gente che diceva (cito a memoria perché non ho voglia di andare a cercare, tanto quello che conta
è il concetto):
«Ma cosa ce ne frega in fondo di sapere se la terra
sia piatta o rotonda? Tanto domani mattina ci dobbiamo sbattere comunque per andare al lavoro ed
affrontare una giornata dura ...»
Io penso che, se accettiamo che l'uomo si distingue dagli animali per essere "culturale",
sia di cruciale importanza conoscere la Verità su qualsiasi cosa, anche la più
marginale, perché
La Verità ci [vi] farà Liberi.
[11]
E poi, ragazzi:
«Fatti non foste per vivere come bruti,
ma per seguire virtute et conscenza.»
Altri, molti dicono:
«Ma che interesse avrebbero a mentirci, a chi giova?»
La risposta, se ci pensate, è ovvia: chi ci nasconde
qualcosa ha un potere immenso su di noi, sulla nostra mente, sul nostro modo di
pensare e quindi di agire. Non è poco!
Scarica il .pdf
dell'articolo
Articolo n.69: cultura2.php
Sito: chifelio
Tema: 10 - Cultura
Data: 2018-02-25
_______________________________
Di Adriana Caterina Il 2020-01-22 12:21:25 Commento n.327
Certo che le spari grosse! Sei proprio tremendo. Complimenti. Attingerò certamente qualche spunto.
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